lunedì, febbraio 14, 2011

Marco Pantani sull'Aprica (150 gol)



Esattamente sette anni fa, il 14 febbraio 2004, in un residence di Rimini, venne trovato il corpo senza vita di Marco Pantani. Il Pirata se ne andava nel modo più triste, ucciso dagli effetti di un'overdose di cocaina, da solo, infine abbandonato persino dalla sua amica più fedele: quella nera sventura che gli aveva fatto compagnia lungo tutta la carriera. 

Avrebbe dovuto spaccare il mondo, Pantani. In mezzo ai polmoni di Indurain, la noia di Ullrich e l'acciaio (e forse anche qualcosa di più) di Armstrong, i suoi scatti erano pura poesia. Una miccia d'entusiasmo che si accendeva ogni qual volta la strada prendeva a salire. Del gruppo, era il primo violino: il Mortirolo, il Galibier e l'Alpe d'Huez, i suoi teatri d'opera.

La nera sventura, però, fu davvero compagna fedele. Crudele. Piena di fantasia. Una volta gli si presentò sotto forma di veicolo contromano (Milano-Torino del 1995, doppia frattura e un anno di convalescenza), un'altra gli attraversò la strada come un gatto (Giro d'Italia del 1997, caduta e abbandono della gara), l'ultima, lo fermò con un controllo sull'ematocrito piazzato proprio il giorno prima dell'amato Mortirolo (Madonna di Campiglio, Giro d'Italia del 1999).

Quello che si vede oggi nel ciclismo fa ribrezzo. Trasfusioni di sangue, siringhe nascoste nelle borracce, l'impressione che tutti - ma proprio tutti - pedalino dietro la spinta di un motore chimico. Nonostante quello stop per l'ematocrito alto (l'1% in più rispetto alla soglia massima), Pantani non fu mai condannato per doping. Forse fu bravo a evitare i controlli, è possibile. Con tutta la palude che ci circonda, come si può non pensare male, anche retroattivamente?

Retroattivamente, però, per me è anche impossibile non ricordare i pomeriggi trascorsi davanti alla tv. I Pirenei, le Dolomiti, le Alpi. E quel violino che le dominava, librandosi con naturalezza sopra tutti gli altri strumenti. Ho un debito di emozioni enorme, nei confronti del Pirata. Provo a ripagarlo con queste righe e con un piccolo video. Su YouTube se ne trovano parecchi, spesso con commenti in francese, in spagnolo, in inglese. La maggior parte risalgono all'anno d'oro, il 1998 delle vittorie al Giro e al Tour, l'unico in cui persino la nera amica decise di concedergli uno spicchio di gloria.

Qui sopra, però, ne trovate un altro. E' un brevissimo riassunto della quindicesima tappa del Giro d'Italia del 1994, la Merano-Aprica. Ventiquattro ore prima, Pantani aveva conquistato la sua prima vittoria al Giro. Quel giorno - sullo Stelvio, sul Mortirolo, al cospetto di Indurain - fece il bis, firmando il suo primo vero capolavoro. Aveva 24 anni, la maglia della Carrera e persino qualche capello in testa. Dieci anni di tornanti, trionfi e cadute lo separavano ancora dal residence di Rimini. Guardate quegli scatti, non sono bellissimi?



Un omaggio ai 150 anni dell'Italia, attraverso vittorie sportive, video d'epoca, telecronache originali.
1. Italia-Germania 3-1 (finale campionati mondiali di calcio 1982)
2. Staffetta 4x10 km di Sci di Fondo maschile (medaglia d'oro alle Olimpiadi di Lillehammer 1994)
3. Novella Caligaris (nuoto 800sl, medaglia d'oro ai Mondiali di Belgrado 1973)
4. Armin Zöggeler (slittino, medaglia d'oro alle Olimpiadi di Torino 2006)
5. Orlando Pizzolato (maratona di New York 1984)
6. Fabrizio Meoni (motociclismo, Parigi-Dakar)
8. Alfredo Binda (ciclismo, il Giro d'Italia del 1927)
9. I Leoni di Highbury (calcio, Inghilterra-Italia 3-2 del 1934)
10. Agostino Abbagnale (canottaggio, Olimpiadi 1988, 1996 e 2000)
11. Marco Pantani (ciclismo, Merano-Aprica, Giro d'Italia del 1994)