martedì, settembre 08, 2020

La villa che visse quattro volte


Se potesse parlare, Villa Scott avrebbe almeno quattro vite da raccontare. La prima inizia nel 1902, l'anno in cui fu progettata sulla collina di Torino da Pietro Fenoglio (il maestro del Liberty) su commissione di Alfonso Scott (amministratore della casa automobilistica Rapid, tra le prime rivali della Fiat). Una giovinezza d'alta borghesia che termina con la morte di Scott e il passaggio alle Suore della Redenzione, che la trasformano in collegio femminile. Siamo nel cuore del Novecento, chissà com'era l'Italia del boom vista dalle ragazze sulla collina. La quarta vita è quella attuale: acquistata da nuovi proprietari, la villa viene restaurata e oggi si presenta – seminascosta dagli alberi – come un gioiello di bovindi, scaloni e motivi floreali, meta di turisti che salgono su Corso Lanza solo per lei. Già, perché Villa Scott ormai è una star. E il merito va alla terza vita, la più breve: quei pochi giorni in cui negli anni Settanta le ragazze del collegio furono mandate in villeggiatura a Rimini e la casa fu usata da Dario Argento come set per Profondo rosso. Un film che oggi appare impossibile, con la trama che traballa come un ponte tibetano, eppure ancora potentissimo. L'occhio di Argento non è un occhio qualsiasi, così come la sua capacità di infondere una nuova e soprannaturale anima ai luoghi che sceglie come location. In Profondo rosso l'esempio più incredibile è Piazza CLN (sempre a Torino), che sul grande schermo rimane lei e diventa qualcos'altro. Anche Villa Scott non scherza. Passandoci davanti, in una tranquilla e soleggiata mattina di fine agosto, si percepisce un'aura insolita. Niente filastrocche arcane o bambini urlanti, ma è come se nell'aria pulsassero le ultime radiazioni scaturite dall'incontro tra i due visionari: Fenoglio e Argento. Non è un luogo segreto, il web è ricolmo di foto e video, con Google Maps la raggiungi in un baleno. Ma è perfetto per fare auguri torinesi a Dario Argento, che ieri ha compiuto 80 anni.