Una dolce vecchietta, seduta su una panchina, racconta di quando era giovane.
Sorride spesso mentre gli occhi vanno alla ricerca di quei ricordi lontani,
eppure ancora così freschi: il giorno in cui arrivò a Parigi, quello in cui aprì
una libreria, l'amicizia con gli scrittori, la decisione un po' folle di
pubblicare un romanzo rifiutato da qualsiasi editore, Ulisse di James Joyce.
Sylvia Beach racconta, racconta, racconta. Nei 24 minuti dell'intervista schiude
la magia della Parigi della lost generation, di quella festa mobile consegnata
ai posteri da Hemingway e di quella piccola libreria che ne fu tra i quartier
generali, dal nome ancora oggi luccicante: Shakespeare and Company. Si aprono
rivoli mentali infiniti. Uno ci porta alla libreria attuale, affacciata sulla
Senna: avrebbe anche lei tanto da raccontare (basti dire che la titolare si
chiama Sylvia Beach Whitman), ma non ha legami diretti con il negozio originale.
Un altro rivolo – più antico e suggestivo – ci conduce a Rue de l'Odeon, sotto i
giardini di Luxembourg. Ci racconta la storia non di una, bensì di due librerie,
una di fronte all'altra: La Maison des Amis des Livres al numero 7, Shakesperare
and Company al 12. La prima è stata fondata nel 1915 da Adrienne Monnier. È lì
che un giorno entra la giovane americana Sylvia. Poco tempo dopo, seguendo i
consigli di Adrienne, ne apre una anche lei. Nessuna concorrenza, però: la
libreria di Adrienne è dedicata agli scrittori francesi, quella di Sylvia ai
libri in inglese. Sono complementari, come le due proprietarie. Insieme
contribuiranno a scrivere la storia letteraria della Parigi fra le due guerre.
Sylvia chiuderà Shakespeare and Company nel 1941, durante l'occupazione nazista.
Adrienne venderà La Maison des Amis des Livres nel 1951 e morirà nel 1955. Il
video risale al 1962, lo stesso anno in cui – il 10 ottobre – se ne andrà anche
Sylvia. «I knew nothing about business and a little about books, and I only
loved books very much».
Altri due rivoli di carta:
Sylvia Beach, Shakespeare and Company (Neri Pozza)
Adrienne Monnier, Rue de l'Odéon. La libreria che ha fatto il Novecento (Duepunti)