martedì, dicembre 30, 2014

Aphex Twin e il software dei suoni che si biforcano


Il giardino dei sentieri che si biforcano è un racconto del 1941 di Jorge Luis Borges, che potete recuperare nell'antologia Finzioni. Non è molto lungo, circa una dozzina di pagine, ma racconta una storia infinita. Durante la Prima Guerra Mondiale, la spia cinese Yu Tsun deve comunicare agli ufficiali dell'Impero Tedesco la posizione di un corpo di artiglieria britannica. Nel farlo si imbatte in Stephen Albert, un sinologo che gli spiega di aver decifrato il significato dell'opera di un suo lontano antenato, Ts'ui Pên: un romanzo-labirinto intitolato Il giardino dei sentieri che si biforcano.  
"In tutte le finzioni ogni volta che un uomo si trova di fronte a diverse alternative, opta per una di esse ed elimina le altre; in quella del quasi inestricabile Ts'ui Pên, opta - simultaneamente - per tutte. Crea, così, diversi futuri, diversi tempi, che a loro volta proliferano e si biforcano. Di lì le contraddizioni del romanzo. Fang, diciamo, ha un segreto; uno sconosciuto bussa alla sua porta; Fang decide di ucciderlo. Naturalmente, ci sono vari scioglimenti possibili: Fang può uccidere l'intruso, l'intruso può uccidere Fang, entrambi possono salvarsi, entrambi possono morire, eccetera. Nell'opera di Ts'ui Pên, si verificano tutti gli scioglimenti: ciascuno di essi è il punto di partenza di altre biforcazioni".
In origine semplicemente meraviglioso, suggestivo e visionario, con il trascorrere dei decenni e l'evoluzione delle tecnologie il racconto di Borges è diventato straordinariamente profetico. Soprattutto quando, tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90, prima sulla carta dei libri game, poi nelle pieghe delle prime narrazioni digitali, infine nell'esplosione collettiva di Internet, si è diffuso il paradigma dell'ipertesto e i contenuti hanno iniziato a muoversi per associazioni e link, aprendosi a variazioni potenzialmente infinite. 

Seguendo l'esempio e il destino dei contenuti - potenziati/liberati/mutati dalla bacchetta magica digitale - pian piano anche la creatività ha imboccato impetuosamente e in modo sempre più ambizioso/coraggioso i sentieri che si biforcano. Prova ne è la diffusione (e il successo) - varcata la soglia simbolica dell'anno 2000 - di quelle narrazioni spettacolari come LostInception o Interstellar, che giocano sullo scardinamento e la moltiplicazione dei piani spaziotemporali. Un omaggio diretto, esplicito fin dal titolo, è l'episodio della serie FlashForward The Garden of Forking Paths.

In un'ideale e inarrestabile progressione, Il giardino di Borges ha compiuto poi un altro passo, uscendo dai confini della comunicazione e della narrazione e arrivando a influenzare l'universo della filosofia e la filosofia dell'universo. A suo modo debitrice del racconto è infatti la teoria del multiverso, un mix di fantascienza e fisica d'assalto che ipotizza l'esistenza di infinite dimensioni parallele, alternative a quella in cui viviamo, tante quanti sono i sentieri biforcati che si pongono ogni giorno di fronte al nostro cammino. Mentre in questo universo voi state leggendo questo post, in un altro magari siete già passati a qualcos'altro... 
 "... il suo antenato non credeva in un tempo uniforme, assoluto. Credeva in infinite serie di tempi, in una rete crescente e vertiginosa di tempi divergenti, convergenti e paralleli".
A cosa si deve tutto questo preambolo, che forse vi starà annoiando e davvero spingendo a imboccare un altro sentiero? E perché nel titolo di questo post si cita il produttore e musicista britannico Aphex Twin? La causa è il frammento di un'intervista pubblicata dal magazine tedesco Groove, nel quale Aphex Twin afferma di aver commissionato lo sviluppo di un software molto particolare: un generatore di musica biforcante e mutante, ennesimo erede dell'immaginazione di Borges e figlio quasi inevitabile di questo nostro tempo così incline al caos e alla multiversità.

Prima di parlare del software, è necessaria un'ultima premessa: anche l'intervista di Groove - nella forma, nello sviluppo e nello spirito - è bella e mutante. Soprattutto, è decisamente diversa rispetto alla struttura standard delle interviste musicali. Per celebrare il suo venticinquesimo compleanno, la rivista tedesca ha chiesto a 25 famosi DJ e produttori (tutti già passati dalla copertina del giornale) di porre una domanda a testa ad Aphex Twin. Si tratta di nomi famosi, protagonisti della scena elettronica contemporanea come Apparat, Richie Hawtin, Caribou, James Holden, Skrillex...

Uno degli interlocutori è Mate Galic, dirigente della Native Instruments, azienda specializzata nella produzione di hardware e software musicali. La domanda di Galic è: "Come sei passato dall'hardware al software nel tuo processo di produzione musicale? Sei tornato indietro? Come è cambiato il tuo modo di scrivere musica?". Dopo aver riconosciuto l'autore della domanda ("è il tizio di Native Instruments, giusto?") Aphex Twin risponde, tra le altre cose: 
"Di recente ho assunto uno sviluppatore cinese, chiedendogli di creare un programma. L'obiettivo è introdurre il concetto di mutazione nel mondo dei software musicali. Tu fornisci al programma alcuni suoni di partenza e lui ti restituisce sei variazioni, tra le quali tu scegli quella che ti interessa, che diventa lo spunto per ulteriori sei variazioni. A un certo punto il software prova a scegliere lui stesso le variazioni. (...) Randomizza, confronta, sceglie la versione migliore" (la traduzione della risposta è mia, con qualche licenza sparsa...).
Sentieri musicali che si biforcano. Tu dai l'input, loro crescono, propongono/propagano nuove opzioni, generando con la complicità della macchina un ipotetico punto di contatto tra la nostra realtà individuale, la creazione musicale e il metaverso borgesiano. Potrebbe essere uno scherzo: dicono che non si debba mai prendere le parole di Aphex Twin come oro colato. Ma l'idea - vicina al filone dei software di musica generativa - è affascinante e arriva dall'autore di quello che forse è l'unico disco pseudo-mainstream del 2014 (Syro) che si avvicina al sogno di inventare una sinfonia contemporanea. Chissà se esiste e se mai vedrà la luce, questo software. Certo non poteva che essere commissionato a un misterioso sviluppatore cinese, come lo Yu Tsun di Borges.