lunedì, ottobre 17, 2011

La musica è una candela profumata.



Cosa si prova a venir considerato  un tesoro nazionale? "Fa piacere. Hai l'impressione di essere qualcosa che ha bisogno di una spolverata, ma sarebbe molto peggio se qualcuno ti considerasse un disastro nazionale". Oltre che un tesoro, Jarvis Cocker è diventato una specie di guru del nostro tempo. Come conferma un bello e lungo articolo-intervista pubblicato ieri dal Guardian, in concomitanza con la pubblicazione di un libro che raccoglie i suoi testi. Come per molti artisti over 40 (e come ha dimostrato ampiamente il tour estivo con i Pulp), lo sfruttamento della carriera è un'ottima risorsa economica per Cocker. Idem, suppongo, le royalties che ancora percepisce da Common People. Eppure, al di là del consueto alone agrodolce che circonda l'artista che vive soprattutto grazie a quel che ha prodotto in passato, Cocker è una figura che continua a conquistare posizioni nel mio personale pantheon artistico. Vuoi per la simpatia per un percorso condotto anche attraverso l'arte della perseveranza e della pazienza (quei 17 anni trascorsi nel limbo, dalla nascita dei Pulp nel 1978 a quella di Common People nel 1995), vuoi per la capacità di giocare con il suo ruolo e la sua immagine in pezzi decadance come quello sopra dei Discodeine, vuoi per la lucidità espressa nella suddetta intervista. Per esempio, quando ragiona su come la musica viene vissuta oggi:

"Music's changed in that way. People still listen to it, but it's not as central, it's more like a scented candle. It sets the mood. Also, because people like to multitask, in a way if you've got a bit of music on in the background and the lyrical content is making you want to listen to it, then that would probably put you off the texting you wanted to do. I think people like things that just make that right kind of noise, but leave your brain free to do something else."