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La sera del 23 giugno sono andato a dormire sereno: secondo la tv, il Regno Unito aveva deciso di restare nell'Unione Europea. Persino un brexitiano di ferro come Nigel Farage aveva ammesso la probabile vittoria del "Remain". La mattina dopo mi sono svegliato con il Regno Unito fuori dall'Europa e Farage che celebrava l'Independence Day.
La sera del 15 luglio sono andato a dormire convinto che in Turchia i militari avessero deposto Recep Erdogan. In tv c'erano persino esperti che prendevano in giro il presidente turco e la sua fuga in aereo. La mattina dopo mi sono svegliato con Erdogan in piazza a Istanbul: ben saldo al potere, a differenza dei golpisti.
Ieri sera sono andato a dormire pensando a quei due (o tre) terroristi assassini in fuga per le strade di Monaco di Baviera, incerto sulla loro natura islamista, nazista o persino islamico-nazista. Questa mattina ho scoperto che "il commando" era formato da un unico ragazzo diciottenne. E che forse non c'entrano né l'ISIS né la xenofobia di destra.
Se due indizi fanno una prova, tre assumono la forma di un enorme dubbio: non è che tutta quest'ansia di seguire e raccontare le news in tempo reale stia producendo effetti più negativi che positivi? Che invece che dissolvere la nuvola della disinformazione la stia rendendo ancora più fitta? O che semplicemente ci stia spingendo tutti verso un altro campionato, quello dello spettacolo?
Nelle prime ore successive a un fatto di cronaca, assistiamo a un copione ormai consolidato: milioni di voci infondate, immagini senza etichetta, reazioni provenienti dagli antipodi del cervello che si mescolano e propagano sui social network - con l'immancabile e robusta farcitura di "fake" - fornendo il carburante per improbabili collage di titoli sui siti d'informazione e per ore e ore di commenti a vuoto sui canali all news.
Più che il bello della diretta, lo sballo della diretta.
È come se il live prendesse il sopravvento su tutto: dobbiamo assimilare informazioni, dobbiamo commentare cose che non sappiamo, dobbiamo farlo subito. Solo in un secondo momento si tirano le somme. Per usare una metafora elettorale, è come se in tempo reale ci si accapigliasse febbrilmente su fantomatici exit poll mentre i primi risultati reali sono attesi solo la mattina dopo.
Più che il bello della diretta, lo sballo della diretta.
È come se il live prendesse il sopravvento su tutto: dobbiamo assimilare informazioni, dobbiamo commentare cose che non sappiamo, dobbiamo farlo subito. Solo in un secondo momento si tirano le somme. Per usare una metafora elettorale, è come se in tempo reale ci si accapigliasse febbrilmente su fantomatici exit poll mentre i primi risultati reali sono attesi solo la mattina dopo.