"L'assalto dei talebani alla scuola militare di Peshawar, in Pakistan, che (il 16 dicembre 2014) ha portato alla morte di 132 bambini e nove insegnanti, ha inorridito il mondo. Ma non si è trattato di un evento isolato: gli attacchi a istituti scolastici appaiono in crescita. Nei recenti anni sono state colpite scuole e università ovunque, dalla Nigeria al Kenya all'Afghanistan". Inizia così un articolo pubblicato il 30 aprile sul Guardian, nella sezione Datablog.
Il sito britannico utilizza una versione light di data journalism per ricordarci una triste verità: il mondo dell'istruzione è diventato uno dei bersagli prediletti delle organizzazioni terroristiche, soprattutto in paesi come Afghanistan, Colombia, Pakistan, Somalia, Sudan e Syria, nei quali secondo un report del GCPEA (Global Coalition to Protect Education from Attack) tra il 2009 e il 2012 sono stati realizzati oltre mille attacchi contro istituzioni scolastiche.
Fonte: Guardian |
Un altro report, redatto dal National Consortium for the Study of Terrorism and Response to Terrorism della University of Maryland, mette in fila i paesi nei quali sono stati portati più attacchi agli istituti scolastici tra il 2004 e il 2013: il Pakistan domina questa poco invidiabile classifica, seguito da Thailandia e Afghanistan. Nella percentuale degli attentati alle scuole rispetto agli attacchi terroristici complessivi sono primi Pakistan e Bangladesh (entrambi al 10%).
Fonte: Guardian |
Sono dati che purtroppo risultano già superati dalla cronaca: pensiamo all'attacco all'università di Garissa, in Kenya, dove il 2 aprile membri del gruppo jihadista somalo Al-Shabaab hanno ucciso 147 persone. In quel caso, parte del movente è stato religioso: i terroristi islamici hanno infierito soprattutto sugli studenti cristiani. Ma la vera ragione che sta dietro a questi attacchi - in crescita vigorosa dal 2004 - sembra abbastanza evidente: tagliare il cordone ombelicale dell'educazione.
Spaventare i cittadini del futuro, impedire loro di studiare e crescere, spingerli a restare sotto l'ala "protettiva" di gruppi terroristici e di fanatismo religioso che prosperano in condizioni di ignoranza diffusa. Dal privilegiato osservatorio occidentale, guardando questi dati forse anche noi dovremmo imparare qualcosa: a ridare un valore primario all'istruzione, l'unico strumento che impedisce davvero alla società di scivolare in antiche barbarie. Evitando, se possibile, di simpatizzare per l'ignoranza.