mercoledì, aprile 22, 2015

Due modi ben diversi di vedere il boom del vinile


I due grafici che vedete sopra, realizzati da Digital Music News, usano la stessa base di dati (forniti dalla Recording Industry Association of America) per raccontarci la medesima storia: il revival del vinile negli USA. Solo che il primo si concentra sugli ultimi dieci anni, mentre il secondo risale fino alla metà degli anni Settanta. E il risultato è ben diverso. 

Nel primo grafico, la crescita delle vendite di vinili sul territorio statunitense risulta esaltante e giustifica implicitamente tutti gli articoli che avete letto (e che anch'io ho scritto) sul fenomeno. La reazione è quasi spontanea: "Nessuno compra più dischi? Tutti ascoltano la musica su Internet? Ah ah, sciocchezze. Guardate qua". E l'effetto è ancora più forte se accompagniamo il grafico con quello dei download a pagamento, in drastico calo. 

Le vendite di vinili negli USA dal 2005 al 2015 (stima). Fonte: Digital Music News.
Guardando il secondo grafico, però, il bicchiere si svuota immediatamente: il topolino da 15/20 milioni di copie del presente risulta quasi invisibile rispetto alla montagna da oltre mezzo miliardo del 1977. Anche la sfavillante crescita dell'ultimo decennio scivola ai confini dell'impercettibile. Tutto è relativo: se io l'anno scorso compravo un disco e quest'anno ne compro due, la crescita percentuale è favolosa. Ma se mezzo secolo fa ne compravo cento...

Le vendite di vinili negli USA dal 1975 al 2015 (stima). Fonte: Digital Music News.
L'infografica è uno strumento sempre più comune del racconto giornalistico: sia perché il formato-immagine si presta molto bene a un panorama dei media dominato dagli schermi, sia perché quando si tratta di "mostrare dei numeri" (e non solo dei numeri) l'impatto di un grafico sul lettore/utente è automaticamente maggiore rispetto a quello di un testo. Anche uno dei settori più dinamici dell'informazione, il data journalism, si accompagna in modo quasi inestricabile a una visualizzazione grafica finale della storia. 

Ma:

a) Se siete autori di contenuti, ricordate che il valore informativo del vostro lavoro non aumenta solo con la citazione chiara della base dati utilizzata (obbligatoria), ma anche fornendo al lettore adeguati strumenti di contestualizzazione del lavoro. È qui che interviene il corretto utilizzo del testo, che troppo spesso viene lasciato in secondo piano, ridotto a nanodidascalia o addirittura gettato nel contenitore del superfluo ("perché tanto la gente non legge più").

b) se siete fruitori di contenuti, ricordate di non sopravvalutare l'effetto da "informazione a prima vista". Se è vero che le infografiche raggiungono rapidamente il bersaglio, è anche vero che spesso lasciano un messaggio parziale (quando non sbagliato/scorretto), che solo una maggiore consapevolezza da parte del lettore aiuta a riconoscere. Fatevi sempre qualche domanda; non date nulla per scontato; non lasciate che il primo contatto visivo con l'informazione si trasformi nell'assunzione di un dato di fatto.

Tabelle, grafici, diagrammi e altre forme di infografica sono uno strumento utilissimo per raccontare in modo efficace (e spesso esteticamente gradevole) una storia. Sono però sempre frutto di un processo narrativo: si basano su dei numeri ma non sono verità scientifiche. Alla fine dipende sempre tutto dalla prospettiva, da dove si punta lo sguardo, da quale risposta si cerca. Tornando agli esempi mostrati sopra, il secondo grafico è di certo ottimo per frenare un po' l'entusiasmo generato dal primo, ma è evidente che il contesto tecnologico del 1975 (vinile = formato dominante, con pochi rivali) è nettamente diverso da quello del 2015 (vinile = in crescita, ma nicchia): da un lato non può che esserci una montagna, dall'altro un topolino.