Steve Albini: "Ma la smettete di lamentarvi?" |
Se c'è un ingrediente che oggi è completamente assente dalla discussione globale su musica e Internet, questo è l'ottimismo. Ovunque ti volti, troverai qualcuno che si lamenta del presente e profetizza morte e disperazione per il futuro. Non vale solo per la musica ed è un'altra bella differenza rispetto all'aria che si respirava anche solo pochi anni fa (diciamo, per calcare la mano su una personale idiosincrasia, prima che lasciassimo che l'umore della società venisse deciso dai social network). Fa quindi un certo effetto leggere un intervento come quello con cui il musicista e produttore Steve Albini ha aperto la conferenza Face The Music di Melbourne.
Per una volta, non c'è traccia di moriremo tutti. Al suo posto, un concentrato di positività su ciò che Internet ha fatto alla musica, su quanto le cose siano migliorate rispetto a venti anni fa e su come potrebbero andare addirittura meglio nei prossimi venti. Albini è un personaggio forte, dotato di un'etica del lavoro assai rigorosa e di idee altrettanto spigolose, soprattutto nei confronti del mondo delle major discografiche: le detestava quando gli commissionavano la produzione di In Utero e le detesta ancora oggi.
La bellezza di Internet secondo lui è in gran parte legata proprio alla possibilità offerta agli artisti di sganciarsi dal sistema delle major e di muoversi con le proprie gambe. Raggiungendo, grazie al web, anche latitudini mai toccate in passato (da leggere, al proposito, l'esempio della tournée degli Shellac nei Balcani). Il che non vuol dire accettare per forza tutto ciò che passa per il web: gli stessi Shellac, per esempio, per ora non hanno concesso nemmeno mezza canzone a Spotify (non a caso, il servizio di streaming è invece ben visto dalle major...).
Proprio per la caratura e il curriculum del personaggio, l'intervento suona come sorprendente e spiazzante. Sotto il cielo della disillusione contemporanea, i tecno-entusiasti sono sempre più rari e in genere corrono il rischio di essere additati come ingenui sprovveduti (nella migliore delle ipotesi) o rapaci opportunisti (nella peggiore). Non credo che Albini appartenga a nessuna di queste categorie. Se avete un po' di tempo, vi consiglio di leggere il testo integrale del suo discorso, pubblicato (in inglese) dal Guardian. Chi vede in Internet il Male, unico responsabile di tutte le ingiustizie che ci stanno capitando, potrà forse smussare le sue posizioni. O se non altro godersi un bel ricordo di John Peel (“l'uomo che ascoltava religiosamente tutta la musica che riceveva”) e sorridere sui riferimenti non proprio politically correct a colleghi come Prince o Miley Cyrus.
(aggiornamento del 19 novembre, su YouTube c'è anche il video integrale)
(aggiornamento del 19 novembre, su YouTube c'è anche il video integrale)