"Uno degli effetti collaterali più angoscianti dell'era dell'informazione è la sensazione di dover sapere tutto. Accettare i propri limiti diventa essenziale per sopravvivere alla valanga di contenuti; non si può e non si deve assorbire e tantomeno dare attenzione a tutto".
Questa considerazione - molto attuale - risale a un libro precedente alla diffusione di Internet: Information Anxiety di Richard Saul Wurman del 1989. Io l'ho trovata (la traduzione è mia) in Bit Literacy: Productivity in the Age of Information and E-mail Overload di Mark Hurst, un ebook nel quale vengono offerti consigli e suggerimenti su come sopravvivere alla moderna abbondanza di contenuti/stimoli digitali (risalente al 2007 e attualmente in fase di lettura: alcuni capitoli risultano un po' indigesti per l'eccesso di pubblicità a un software apparentemente realizzato dall'autore, altri sono più utili e gli 0,89€ della versione per Kindle sono in fondo ben spesi).
Tornando alla citazione da Wurman, credo che valga in mille campi e situazioni diverse. Un'applicazione musicale, per esempio, è "non si può e non si deve ascoltare tutto ciò che viene pubblicato". Si potrebbe anche aggiornarla alla realtà socio-comunicativa del 2014, con una piccola postilla che non riguarda solo la fruizione ma anche la produzione di rumore: "come non si può e non si deve sapere tutto, così non si può e non si deve parlare di tutto".