A livello di linguaggio, l'incrocio tra formati, mezzi, canali e sfere sensoriali diverse è uno degli aspetti più affascinanti della comunicazione contemporanea. Sia dal punto di vista creativo/artistico che da quello della semplice analisi dell'esistente (e della sua continua mutazione). Spesso ci si sofferma sui percorsi che procedono in senso espansivo e transmediale, cioè in cui un contenuto viene sviluppato in modo da raggiungere (in forme diverse e autonome, ma intrecciate tra loro) più media differenti. Un esempio classico, ormai stagionato, è quello di Matrix: i fratelli Wachowski crearono diversi filoni narrativi, sviluppandoli attraverso la trilogia cinematografica, il videogioco e la serie di corti d'animazione The Animatrix. In comune (oltre ad alcuni personaggi) c'era soprattutto l'universo di riferimento. Oggi la transmedialità è quasi un obbligo, all'inseguimento dell'attenzione di un pubblico sempre più frammentato e distribuito su un ventaglio infinito di dispositivi, social network, interessi.
Esattamente opposto - ma non meno interessante - è il processo di sinergia che tenta di racchiudere più linguaggi all'interno di un unico formato, in passato "monopolistico". Da questo punto di vista, il detonatore è stato il Web: basti pensare al quotidiano di carta (testo + immagine fissa) che nella sua versione online si trasforma in contenitore di testi, immagini fisse, immagini video, podcast audio, banner, videogiochi, mappe... (aprite Repubblica.it, Corriere.it o LaStampa.it per conferma). Ma il cambiamento, sospinto dalla digitalizzazione globale, è in corso ovunque. E sul fronte artistico e spettacolare se ne trova una traccia interessante nel crescente tentativo di inserire unità testuali caratteristiche della vita quotidiana (sms, whatsapp, email, tweet, status, siti web) nel racconto per immagini in movimento di cinema e serie tv. Il video qui sotto, realizzato da Tony Zhou, è una bella panoramica (sotto forma di microsaggio in inglese) del modo in cui gli autori di film, telefilm e cartoni animati hanno iniziato a sovrapporre i testi alle immagini. Non solo contribuendo al massiccio ritorno - quasi cento anni dopo le didascalie dei film muti - del testo all'interno del linguaggio cinematografico, ma anche risparmiando sul budget (è più economico applicare un testo in computer graphics che girare una scena per inquadrare lo schermo di uno smartphone o di un computer) e sviluppando un nuovo senso estetico e di design.
(non li ho ancora visti, ma anche gli altri video-saggi a tema cinematografico
di Tony Zhou sembrano molto interessanti)
L'immagine che trovate in apertura, però, non rientra nel video di Tony Zhou. È un fotogramma tratto dal nuovo film di Jason Reitman (il regista di Juno), Men, Women & Children. Un'opera in cui, a giudicare dal primo trailer diffuso oggi, non solo avremo un'applicazione pratica e sulla lunga distanza delle teorie sul neolinguaggio cinematografico di Zhou, ma il mix testo/immagine si sovrapporrà a un'altra novità - di comportamento - ormai diffusa in qualsiasi ambito sociale. Guardate bene l'immagine: quasi tutti i personaggi hanno gli occhi fissi sui loro smartphone e tablet.