sabato, marzo 01, 2014

La regola di Goebbels


Tra le citazioni attribuite a Joseph Goebbels, Ministro della Propaganda nella Germania nazista, ce n'è una - forse apocrifa - che recita più o meno così: 
Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità 
Per farlo, il potente uomo politico tedesco dimostrò di saper usare molto bene la radio. Ottant'anni dopo, i mezzi di comunicazione sono cambiati radicalmente, ma forse la sua teoria si può applicare agevolmente al presente. Basta sostituire un verbo: 
Retwittate una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità 
Non è ciò che avviene con tutte le notizie false (o parziali) che si propagano sui social network, a colpi di retweet e condivisioni Facebook? È vero, a differenza che nel Terzo Reich oggi la comunicazione è orizzontale: non è controllata rigidamente dall'alto, se Goebbels spegne il suo microfono io posso continuare a cinguettare su Internet. E le bugie virali spesso hanno la forma indignata e innocua di un gattino in un vasetto di vetro.

Ma in questa differenza di comunicazione, dietro al dolce sapore della libertà, si inizia a sentire anche un retrogusto fastidioso. Non abbiamo più l'alibi che le notizie false ci piovono in testa: a volte siamo bravi a bloccarle/denunciarle, ma troppo spesso - un po' per pigrizia, un po' per pancia, un po' per vanità - contribuiamo alla loro diffusione. Non ci fermiamo nemmeno a pensare: accettiamo il rischio-complicità con un'alzata di spalle. Speriamo solo che non cresca troppo in fretta una nuova generazione di Goebbels in grado di governare e sfruttare queste pigrizie, queste pance e queste vanità.