martedì, gennaio 28, 2014

Good Ol' Freda (Ryan White)


Il guaio dei Beatles è che tutto ciò che li riguarda – soprattutto in riferimento al favoloso decennio della loro esistenza – finisce in modo automatico e inevitabile per essere considerato come qualcosa di unico, straordinario, assolutamente da leggere/vedere/ascoltare. Il bello di Good Ol' Freda, il documentario che racconta la storia della segretaria che accompagnò i Fab Four dai primi concerti al Cavern di Liverpool fino allo scioglimento, è che si tratta di un film unico, straordinario, assolutamente da vedere.

In pratica è la storia del gruppo raccontata attraverso i ricordi della ragazzina che – appena 17enne – il manager Brian Epstein scelse come sua segretaria, affidandole anche la responsabilità del neonato fan club ufficiale. Dal 1962 al 1972 (quando il fan club venne definitivamente chiuso), Freda Kelly è stata una sorta di presenza costante e abbastanza nascosta – una delle pochissime femminili – nell'entourage del gruppo.

Gestiva la posta dei fan, portava a Paul, John, George e Ringo il materiale da autografare (e in casi eccezionali, anche le paghette settimanali), faceva da punto di riferimento e contatto tra i musicisti e le rispettive famiglie, soprattutto dopo il trasferimento del quartier generale a Londra e durante i tour. Gli aneddoti, inevitabilmente, sono infiniti e gustosi. E vengono raccontati - in modo sempre piuttosto solare e leggero - in un film dalla struttura semplicissima, giocato sull'alternanza tra il racconto di Freda e la proposizione di materiale audiovideo di repertorio (unico/straordinario/assolutamente da leggere/vedere/ascoltare, of course).

Con Paul McCartney

Ci sono alcuni aspetti che risaltano in modo particolare. Uno di questi – marginale nel racconto, ma inevitabile in ogni inquadratura della protagonista – è il percorso di vita di Freda Kelly successivo ai Beatles. Dopo aver abbandonato la Apple Records, la donna ha continuato (e continua tuttora, a quasi settant'anni) a lavorare come segretaria in uno studio legale; ha fatto la mamma; è diventata nonna; soprattutto, ha abbandonato il mondo della musica, si è mimetizzata nella normalità e, fino a oggi, non aveva quasi mai parlato della sua esperienza (e tantomeno cercato di lucrarne). 

Quella che a noi sembra un'epifania totalizzante - ci ipnotizza, ci conquista, ci spreme emozioni, nostalgie su un decennio che non abbiamo nemmeno vissuto, impossibili invidie postume - per la diretta interessata è stata in fondo solo una parentesi, vissuta da ragazzina. In quello che oggi forse definiremmo come il suo periodo universitario, Freda ha semplicemente lavorato con i Beatles. È stato bello. Poi è finito ed è subentrata - rapida, radicale, sul lungo termine - la vita normale. Senza nemmeno traumi eccessivi: sposata e incinta del primo figlio, Freda accolse quasi con sollievo lo scioglimento della band. Con un po' di tristezza, certo, ma quella che accompagna ciò che è naturale e inevitabile. Ecco, in Good Ol' Freda non brilla solo la fantastica meraviglia dei Beatles, ma traspare anche l'incredibile e sorprendente naturalezza di una vita dopo i Beatles.

A un certo punto del film, Freda confessa in modo piuttosto spontaneo che il vero periodo d'oro del gruppo - quello in cui tutto era divertente, dominava l'entusiasmo, i rapporti umani erano meravigliosi - durò molto poco. Tre anni o poco più, dal 1962 al 1965. Poi le cose iniziarono a incrinarsi, precipitando dopo la morte di Brian Epstein (agosto 1967) e l'esperienza bizzarra del Magical Mystery Tour (nato pochi giorni dopo la scomparsa del manager, quasi con l'obiettivo di salvare la band dalla disintegrazione, senza riuscire a centrarlo). Da quel punto in avanti, i Beatles continuarono a sfornare capolavori (l'album bianco, Abbey Road, Let It Be), ma qualcosa si era ormai rotto e tutti ne erano più o meno consapevoli.

Con George Harrison

Non solo i Beatles sono durati pochissimo, ma una buona parte del loro breve arco di vita si è consumato in discesa: forse non dal punto di vista creativo, di certo da quello dei rapporti umani. Ed è proprio questo uno degli aspetti più accecanti e incredibili della loro grandezza: l'essere riusciti a sprigionare un tale concentrato d'energia in un periodo di tempo così ridotto e anche travagliato. Un'energia nucleare di cui ancora oggi sentiamo tutti gli effetti, al punto da drizzare le antennine non appena Paul e Ringo salgono assieme sul palco dei Grammy e da sentire il bisogno di vedere un documentario su una ragazzina-segretaria ("ma chi è che può essere interessato alla storia di una segretaria?", si chiede la stessa Freda), ritrovandosi - sui titoli di coda - a crogiolarsi in una nuvola di calore davvero unica, straordinaria, assolutamente da provare.


Bonus tracks:

A chi vuole approfondire, consiglio il solito articolo bello, lungo e dettagliato dedicato al film dal Guardian. Nel quale si cita anche il momento più gossip, gestito dalla protagonista con delicata malizia: At one point, she confesses to having had crushes on each of the Fab Four. Did the crush ever turn into anything more serious? "Pass." She gives a naughty grin. "We were all teenagers – use your imagination."

Progetto indipendente e low budget, il film è stato co-finanziato da una campagna di crowdfunding su Kickstarter. Tra ottobre e novembre del 2011 ha raccolto 58mila dollari.

... eppure è riuscito a strappare le costosissime/rarissime licenze per usare quattro brani ufficiali dei Beatles: I Saw Her Standing There, Love Me Do, I Feel Fine, I Will. Forse la prova più evidente e gratificante del ruolo che Freda Kelly svolse per la band.

Piccola e doverosa citazione per il regista: l'americano Ryan White (l'articolo del Guardian racconta bene anche la genesi del progetto e il suo coinvolgimento).

Paul McCartney e Ringo Starr non sono tra le persone intervistate in Good Ol' Freda. Ma c'è una piccola e simpatica sorpresa dopo i titoli di coda. 

Il trailer.