lunedì, settembre 30, 2013

Il riflesso e la grandeur 2 (altre genuflessioni, meno servili, per gli Arcade Fire)

"Perché siamo qui?"                       "Boh"

E Michael Cera disse: “Se lo sognano di essere bravi come i Mumford & Sons”.

Arrivano ulteriori conferme sulla grandeur del progetto Reflektor degli Arcade Fire, già mostrata con il lancio del singolo omonimo: la prima è l'annuncio della scaletta pesante dell'album (disco doppio, tredici canzoni di cui una, Supersymmetry, di undici minuti e altre otto superiori ai cinque minuti), la seconda è Here Comes The Night Time, il cortometraggio trasmesso sabato sera sulla NBC e prontamente rilanciato su Web. Un vero e proprio film di 22 minuti, diretto da Roman Coppola, con tre canzoni nuove (Here Comes The Night Time, We Exist, Normal Person), atmosfere e cammeo surreali di Ben Stiller, Bono, Michael Cera, Zack Galifianakis. Roba da far impallidire le interviste vip dei Pearl Jam (oltre che confermare l'ormai impellente necessità promozionale di un video-documentario, meglio se farcito di personaggi famosi, da lanciare su YouTube per accompagnare l'uscita di un album). 




Resta un dubbio: qual è il ruolo della musica in tutto ciò? E' ancora centrale o rimane un po' nascosta dietro al bombardamento di immagini, colori, vestiti strani, contenuti interattivi, livelli, diversioni e cotillon? Un progetto grandioso equivale a un album grandioso? Nel caso degli Arcade Fire, lo scopriremo tra poche settimane, quando l'intero dirigibile di Reflektor uscirà dagli hangar canadesi (e possiamo immaginare che nei trenta giorni che ancora mancano ci saranno altre anticipazioni, altre guerrillate... magari un live showcase a sorpresa su YouTube?). 

Lo speciale Here Comes The Night Time (e la travolgente performance di Reflektor sul palco del Saturday Night Live, con sezioni ritmica e fiati che si aggiungono alla già nutrita e sempre bellissima formazione-tipo degli AF) comunque ci dice già qualcosa: musicalmente parlando, Reflektor promette di essere un album disco-tribale (non a caso Win Butler ha parlato di un incrocio tra Studio 54 e voodoo). Canzoni lunghe, dilatate, iterative, ossessive, fino a formare quasi una suite unica, come sembra quasi Here Comes The Night Time (il video), come sarà forse l'intero Reflektor, come ancora più probabilmente saranno i futuri concerti della band. 



Un'ultima cosa: Here Comes The Night Time (come già il documentario su Lightning Bolt dei Pearl Jam) infrangono la sacra regola dei video di tre minuti su Internet. E' vero che quello degli Arcade Fire nasce come special tv, ma è chiaro come la sua destinazione finale/globale non siano i tot-milioni di spettatori di NBC quanto i tot-decine-di-milioni di utenti Web. Anche da questo punto di vista, si tratta di esperimenti interessanti: dimostreranno che c'è vita oltre ai tre minuti standard di YouTube? Abbiamo ancora la capacità di recuperare ventidue minuti del nostro tempo, da spendere consecutivamente su un computer su qualcosa che sia diverso da Breaking Bad, senza cedere a distrazioni, aggiornamenti di status e multitasking? A questo proposito, sarebbe curioso sapere quante delle 273.411 views già raccolte da Here Comes The Night Time su YouTube sono state "complete", quanti hanno mollato prima, quanti hanno visionato il video a mozziconi (come il sottoscritto).