mercoledì, agosto 14, 2013

L'amore, il Boss e il mix al tempo dei Pet Shop Boys

(l'immagine che, per qualche arcana ragione, è stata scelta per
accompagnare Love Is A Bourgeois Construct su YouTube)

Se riesci ad accettare l'idea che nella musica contemporanea (versante pop/rock/elettronica) è ormai finito il tempo dell'innovazione e che - in un modo o nell'altro - tutto ciò che esce è una rielaborazione/citazione del passato e che un certo snobismo culturale spesso non è altro che un vestito adatto solo alla ribellione giovanile...  tutto diventa più semplice. E può capitare che ti ritrovi ad ascoltare con un certo piacere anche i Pet Shop Boys.

Così è stato. Trovo che il nuovo disco Electric funzioni bene, fin dalla partenza moroderiana e quasi-strumentale di Axis (i Daft Punk hanno ormai sdoganato anche questo tipo di revival?); Bolshy è ammiccante, gaia e divertente; Fluorescent, Thursday (con il rapper britannico Example) e Vocal sono altri pezzi che vanno giù senza problemi.

Poi ci sono le mie due preferite, quelle che di sicuro sopravviveranno anche al filtro iPod. The Last To Die è una cover di... Bruce Springsteen. Esatto: introducing the Pet Shop Boss. Canzone recente, contenuta in Magic (2007). Canzone dai contenuti tosti, riferita alla guerra in Iraq. Canzone che i Pet Shop Boys trasportano nel loro universo sintetico-sognante, derockizzandola, accentuandone i lati melodici, senza tuttavia cancellarne le inquietudini (anzi) e lasciando che la caratteristica voce di Neil Tennant faccia il resto. Secondo me, con risultati più che eccellenti (sì, lo so, non avevo pensato lo stesso quando i Pet Shop Boys in passato avevano osato sacrileggiare Where the Streets Have No Name, ma all'epoca ero ancora giovane e talebano; ancora prima che esistessero i talebani, tra l'altro).

Tuttavia, il meglio arriva con Love Is A Bourgeois Construct: una creatura che nutre gioiosamente il piccolo piranha affamato di contaminazione che si è ormai divorato tutte le farfalle del mio stomaco. Tamarra. Lunghissima (ecco, oltre al consueto abuso di sintetizzatori, uno dei difetti di Electric è la lunghezza media dei pezzi: abbondantemente superiore ai 5 minuti). Coloratissima. Estivamente esaltante. E la contaminazione? E' un po' linguistica, visto che nel testo inglese emergono bourgeoisie e schadenfreude (questo è il giusto snobismo intellettuale pop, fratelli!); e molto musicale, visto che il tema portante è tratto dal King Arthur di Henry Purcell (fine '600) ed è già stato usato/reso famoso da Michael Nyman nella colonna sonora di I misteri del giardino di Compton House di Peter Greenaway (1982, nel brano dal titolo pastorale Chasing Sheep Is Best Left To Shepherds).

Per chi volesse approfondire il tema Electric, vi consiglio questa lunga, dettagliata e ultra-appassionata recensione di Jude Rogers su The Quietus. La voce della fan. Se volete provate ad ascoltarlo e se non avete ancora esaurito le vostre dieci ore settimanali, in basso c'è l'album su Spotify. In mezzo, un mio piccolo e personale apostrofo multimediale al mix di Love Is A Bourgeouis Construct. Niente di particolarmente sofisticato: l'accostamento con i video della serie Exploding Actresses di Simone Rovellini.