mercoledì, settembre 04, 2013

These New Puritans, What New Traffic?


Folgorato dai These New Puritans sulla via del Traffic. Quello di giovedì scorso è stato uno dei miei concerti-rivelazione dell'anno. Favorito nei pronostici dall'aver registrato un album molto bello (Field of Reeds), sfavorito da chi mi parlava di orribili performance passate, il gruppo inglese mi ha letteralmente conquistato. In sette sul palco, senza nemmeno una chitarra, eppure con una combinazione di strumenti/voci in grado di creare un paesaggio sonoro avvolgente, nel quale una piccola ma efficace sezione fiati e la voce della cantante portoghese Elisa Rodrigues completano a meraviglia il sound e le armonie tutt'altro che scontate della formazione originale. 

Ho letto e sentito pareri contrastanti sul concerto. Critiche ai volumi, alla scarsa durata dello spettacolo, alla freddezza dell'insieme. Non so, non voglio dire che i These New Puritans siano la live band più figa dell'universo e che tutti dovrebbero correre a vederli. Ma non posso negare che – complice l'ottima posizione da cui ho seguito il concerto (intorno alla terza/quarta fila, in modo da neutralizzare al massimo il vociare delle persone poco interessate) – la serata sia stata sorprendente e che io sì, tornerei di corsa a vedere un loro concerto. E di sicuro tornerei/tornerò volentieri anche a sentire musica alle OGR.

Per darvi un'idea dei These New Puritans
(video non registrato alle OGR, ma con la stessa formazione e in un'altra location comunque molto bella)

Inevitabile, a questo punto, anche qualche riflessione sul Traffic. Ormai nomade, sempre più sofferente, lo storico festival torinese ha trovato casa quest'anno negli spazi delle OGR, antiche officine reinventate come luogo pubblico. Una location fantastica, labirintica, magnificamente post-urbana, incastrata nel cuore pulsante della città che prova a rinnovarsi immersa nelle sue mille contraddizioni, tra le vecchie carceri, il Politecnico, la "spina", il nuovo grattacielo. Ma anche una location relativamente piccola, non adatta a una rassegna gratuita extralarge, come fu e forse vorrebbe ancora essere Traffic (come mi sembra abbia dimostrato - dai resoconti che ho letto - l'ingorgo umano di venerdì sera per gli Afterhours e la rassegna Hai paura del buio?).

Credo che il festival torinese sia ormai vittima del suo glorioso passato, soprattutto le prime edizioni alla Pellerina (2004-2008), quelle di Iggy Pop e Lou Reed, Sex Pistols e New Order, Franz Ferdinand e Arctic Monkeys, Strokes e Patti Smith, LCD Soundsystem e Daft Punk, Franco Battiato e Carmen Consoli, Aphex Twin e Manu Chao, ecc. ecc. In quel parco, a quei tempi, con ben altri budget, aveva senso l'idea di un raduno di massa, gratuito, esagerato, figlio naturale della Torino Olimpica. Alle OGR, nei nostri anni Dieci, non più. 

Forse è ora che il Traffic uccida definitivamente il suo passato, la sua memoria ricattatrice, persino il suo nome. Due delle fondamenta su cui è stato costruito il primo folgorante quinquennio (la dipendenza da finanziamenti pubblici e la natura di free festival) oggi danno sempre più l'impressione di essersi rivoltate e trasformate in zavorre sempre più pesanti, che tendono a inabissare una barca che solo l'intuito e la competenza degli organizzatori tengono faticosamente a galla (i These New Puritans entrano davvero nella mia Top 10 dei concerti di sempre al Traffic).  

Se facciamo il giochino del “festival che vorrei”, nei miei sogni – dopo giovedì sera – si è dipinto uno scenario di questo tipo:

- un festival più piccolo, per filosofia, approccio e natura
- alle OGR (lo ripeto, per me è davvero una location ideale)
- tre palchi
- ingresso a pagamento (tipo 50€ per l'intero weekend, max 5000 posti)
- un nome medio-grosso come headliner, il resto più giovane/sperimentale
- poco spazio a elettronica/dj (terreno su cui mi sembra impossibile fare concorrenza a realtà torinesi più consolidate e dal respiro ormai internazionale, come Club To Club)
- la conferma di quei percorsi multimediali/transmediali accennati in Hai paura del buio? (le OGR come officina/laboratorio della musica e dell'arte)
- magari anche il ritorno ai focus sulle città (parzialmente sfiorato in alcune edizioni del Traffic)
- gestione economica meno dipendente dai fondi pubblici e in buona parte legata a partnership, sponsor privati (e, appunto, biglietti)
- fine agosto/inizio settembre (altro vantaggio delle OGR: non temono la pioggia)

Immagino quali possano essere le obiezioni: dalla difficoltà nel trovare sponsorizzazioni (ma da lì temo che non se ne esca: nel futuro a breve termine sarà sempre più difficile racimolare soldi pubblici) a quella nel convincere il pubblico italiano a pagare il biglietto. E chissà quante altre ce ne sono. Qualcuno potrebbe anche denunciare lo snaturamento radicale dell'idea originale del Traffic, di una "festa per tutti". Ma forse il punto è proprio quello: non esistono più le condizioni per quel tipo di "festa per tutti". Vista la situazione attuale, è giunto il momento di inventare qualcosa di completamente nuovo. Non più un raduno visitato da mezza città, a prescindere dall'offerta artistica, perché tanto è gratis (creando un effetto struscio erede dei Murazzi e magari infastidendo chi vuole ascoltare la musica), ma un evento a cui partecipa essenzialmente chi è davvero interessato ai concerti (e a tutto il tradizionale contorno, tipico di qualsiasi festival europeo a pagamento: cibo, bevande, merchandising, dischi, passeggiata e socializzazione tra un palco e l'altro). Ipotesi possibile o utopia?