sabato, giugno 08, 2013

This Map Is Your Map: cartine e indicazioni stradali, tra mutazione e personalizzazione


Tra le trasformazioni che stanno caratterizzando la società contemporanea, ce n'è una che appare tanto evidente quanto diffusa - in modo trasversale - a differenti livelli/aspetti della società stessa: il passaggio dal fisso al mutevole, dalla certezza all'indefinitezza. La vita dell'uomo moderno è sempre meno caratterizzata da un'idea di stabilità e univocità (un lavoro per tutta la vita, un partner per tutta la vita, un luogo di residenza per tutta la vita, un credo politico/religioso per tutta la vita), tendendo invece a spostarsi verso un processo di continua mutazione in cui la persona deve adattarsi (più o meno bene, più o meno volontariamente, più o meno consapevolmente) a ripetute sollecitazioni e cambiamenti di prospettiva, anche piuttosto radicali.

Da questo punto di vista, il digitale sta compiendo la sua parte nell'agevolare, amplificare e velocizzare la variazione di paradigma. Proprio per la sua natura intrinseca, che contagia e rimodella anche forme secolari, storicamente basate sulla fissità. Pensiamo alla parola scritta. Nei corsi di scritture digitali, mi capita spesso di citare l'esempio del verba volant scripta manent. O meglio, della demolizione del verba volant scripta manent. Perché questa locuzione che abbiamo imparato da bambini, nell'ambiente digitale perde molto del suo significato, del suo monito, della sua verità. Trasformate da atomi a bit, le parole ne adottano anche la natura instabile e mutante. Su un pezzo di carta, queste stesse frasi che state leggendo non potrebbero essere più modificate. Ma su un blog... rimarranno sempre le stesse? Chi vi  garantisce che io non le abbia già modificate rispetto a una prima versione di questo post? O che non lo faccia tra poco? 

Sui giornali la carta richiedeva la rettifica, il digitale permette la modifica (e sta poi alla correttezza del blogger/giornalista/editore adottare strumenti che indicano al lettore gli eventuali cambiamenti: vedi questo esempio del New York Times, dove al fondo vengono segnalate tutte le correzioni). La nuova natura mutante della parola scritta è stata una delle due armi (l'altra è il potere della collettività) con cui Wikipedia ha sbaragliato la concorrenza delle enciclopedie di carta, quantomeno sui binari dell'aggiornamento. Su qualsiasi enciclopedia di carta, Esther Williams e Franca Rame sono ancora vive e lo saranno fino a quando non si deciderà di ristampare l'intera enciclopedia. Su Wikipedia sono state seppellite ancora prima dei funerali. (interessante è notare come Wikipedia - se non altro per difendersi/cautelarsi di fronte agli attacchi di vandalismo e alle accuse di scarsa accuratezza - abbia costruito e reso automatico lo strumento della cronologia, che permette di recuperare tutte le modifiche operate su ciascuna sua pagina: gli scripta digitali non manent per natura, ma si possono sviluppare strumenti per conservarne la memoria... e in certi casi è molto meglio che sia così). 


Già nella versione attuale, Google Maps permette manipolazioni/personalizzazioni non da poco.
Tipo tracciare un percorso di 42,195 km (circa) da Maratona ad Atene, estrapolarlo e condividerlo. 

La mutazione è contagiosa e si sta espandendo anche a settori - come quello delle mappe geografiche - che in passato sono sempre stati definiti su forti basi di fissità e soprattuto univocità. A volte fin troppo rigidi rispetto alla realtà dei fatti. Il mondo che ci circonda non è immobile. Sia a livello naturale/fisico, dove i cambiamenti sono anche immensi (pensiamo alla deriva dei continenti), ma spesso avvengono sul lungo termine, diventando percepibili solo a distanza di millenni. Sia a livello geopolitico, dove l'illusione di stabilità che si è diffusa nei paesi occidentali dopo la Seconda Guerra Mondiale non coincide con i processi di ridefinizione dei confini e delle sovranità che negli ultimi cinquant'anni hanno continuato a riguardare anche realtà molto vicine (vi ricordate quando al di là dell'Adriatico c'era la Jugoslavia?) e che non è detto che non tornino a interessare anche territori nazionali la cui saldezza forse tendiamo a dare troppo per scontata (la Catalogna e i Paesi Baschi si staccheranno dalla Spagna? La Scozia diventerà indipendente? La Cina perderà le province più irrequiete dell'Asia centrale? Le due Coree torneranno a unirsi? E il Belgio a separarsi? E l'Italia... rimarrà sempre così?)

Cresciute nell'era del formato cartaceo, le cartine geografiche sono rimaste a lungo fedeli al principio dello scripta manent. Fisse, ben definite e soprattutto uguali per tutti. Anche in quei settori - spesso legati alla dimensione locale - dove il fenomeno dell'aggiornamento e della ristampa si è pian piano accelerato. Ancora oggi, ogni cittadino di Torino (e, suppongo, di tutta Italia) riceve ogni anno una nuova versione di Tuttocittà: la stessa per qualsiasi destinatario. Quando sfogliamo le sue pagine, sia io che i miei vicini di casa che un qualsiasi abitante di Torino Sud o della collina riceviamo le identiche informazioni stradali.

L'abbondanza ormai non si nega a niente e nessuno: se cerco una mappa di Torino online,
mi vengono offerte tutte queste possibilità

Questo è il primo grande parametro messo in discussione dalle nuove mappe digitali e - parola chiave - interattive. Durante la recente I/O Conference, Google ha presentato una versione delle sue Google Maps che ha come obiettivo una sempre crescente personalizzazione del servizio. L'utente inizierà a ricevere informazioni adattate in base alle sue precedenti navigazioni, alle ricerche di luoghi, indirizzi ed esercizi commerciali, al movimento stesso del mouse. Naturalmente, il serbatoio informativo di base rimarrà lo stesso: la Torre Eiffel continueremo tutti a trovarla a Parigi. Ma forse io la vedrò circondata da cinema, musei o uno stadio, mentre a qualcun altro verrà fatta risaltare la presenza di un ristorante vegetariano, di un salone di bellezza o l'indirizzo di un albergo appena prenotato online. Passando attraverso il filtro della tecnologia, la "realtà" ci viene quindi proposta in configurazioni diverse: ognuno vede il suo mondo, i suoi mondi. La vecchia cartina geografica si moltiplica e differenzia, imboccando anch'essa i sentieri che si biforcano di Borges. In un processo che probabilmente si accentuerà man mano che avanzerà la diffusione di gadget portatili sempre più personali e sempre più potenziati da strumenti di geolocalizzazione e di realtà aumentata (oggi si parla spesso della transizione da laptop a smartphone, ma all'orizzonte già si profila l'ennesima rivoluzione: quella del wearable computing, i computer - e filtri della realtà - che saranno inseriti in orologi, occhiali, indumenti). 

(la cura di Google per le sue comunicazioni d'impresa: guardate in quante lingue sono disponibili
i sottotitoli per questo video promozionale delle nuove Maps)

Ma il paradigma della mutazione non ha solo raggiunto e contagiato il settore - in fondo abbastanza circoscritto - della "mappa geografica". E non riguarda nemmeno solo l'universo dell'informazione intangibile. Sempre con la complicità della tecnologia e della connessione a un network globale (altro principio cardine del tempo: la Internet of Things, la Rete che connette gli oggetti), sta muovendo i primi passi anche per ridisegnare la natura e la funzione di strumenti fisici. Concreti. Ipertradizionali. Eppure anch'essi trascinati via dalla loro placida e rassicurante esistenza basata sulla fissità. E' il caso dei cartelli mobili Points, presentati dalla startup Breakfast NY: cambiano direzione e informazione a seconda del momento della giornata, delle condizioni di traffico, dei passaggi dei mezzi pubblici, degli eventi in programma nell'area circostante o anche di richieste dei passanti (con l'ormai immancabile connessione con il mondo dei social network, da Twitter a Foursquare). 



Da quel che si intuisce dagli articoli che ne parlano online (per esempio, su Mashable), ci troviamo ancora ampiamente in fase beta. Bisognerà vedere se i cartelli mutanti diventeranno realtà, se riusciranno ad aprirsi un mercato o se finiranno nell'immenso cimitero delle innovazioni sognate in una notte di mezza estate e già dimenticate il mattino successivo. Ma il progetto non è campato in aria e può anche aiutare a risolvere problemi reali, a cui la segnaletica tradizionale/fissa non è in grado di rispondere adeguatamente. Esempio: nel video sopra, viene brevemente mostrato un possibile utilizzo dei Points ai festival musicali, con le indicazioni dei concerti in corso sui vari palchi. Al Primavera Sound 2013 di Barcellona, che si è svolto poche settimane fa, gli organizzatori hanno deciso di spostare di qualche centinaio di metri uno storico palco (l'ATP), in modo da agevolare il trasferimento di decine di migliaia di persone da una parte all'altra dell'area festival. Sembra quasi una battuta, ma la gestione del traffico pedonale è un problema concreto dei grandi eventi musicali con più palchi: nei momenti di maggior transumanza,  sembra di stare a Venezia durante il Carnevale. E non si tratta solo di una questione di scomodità, ma anche di sicurezza. Nel caso del PS2013, la soluzione adottata dagli organizzatori è stata efficace. Nuovi strumenti che diano informazioni chiare e in tempo reale sul programma dei concerti e indicazioni sul percorso consigliato per raggiungere i palchi potrebbero essere di ulteriore aiuto.