Da alcune settimane sono diventato un fedele lettore de Il Post. Anzi, di più, mi sto convincendo che Il Post maneggi l'informazione in un modo particolarmente corretto e, ahimè, altrettanto raro. Non il più divertente, forse. Di certo non il più sensazionalistico. Ma quello più adatto a fronteggiare quel blob che sta travolgendo e rendendo sempre più confuso e meno credibile il mondo dei media. Come? Essenzialmente, spiegando la notizia. E cercando, almeno nei termini del possibile, di verificarla. Senza limitarsi a fare copia-e-incolla da altre fonti. Meccanismo che è invece diventato alla base del 90% dell'informazione contemporanea, soprattutto su Web, non solo quella dei citizen journalist o dei blogger.
Un esempio? L'articolo pubblicato questa mattina in relazione all'immagine scattata (forse) in un carcere russo e già puntualmente ripresa e replicata da numerosi siti e giornali, anche dal nome piuttosto grosso e autorevole: senza verifica, senza niente, dando per scontato che sia proprio così. Non si tratta di chissà quale lavoro investigativo. Niente Pulitzer all'orizzonte, insomma. Semplicemente, Il Post spiega di non essere riuscito a rintracciare alcuna fonte concreta che certifichi che quella foto è stata davvero scattata nel carcere di Butyrskaja, a Mosca, nell’estate del 2009. Magari è proprio così, ma che i lettori sappiano che non c'è certezza. Punto.
I siti d'informazione, le tv, i giornali tradizionali devono accettare di farsi carico di un'enorme responsabilità, sempre che vogliano conservare la loro autorevolezza e un ruolo positivo nella transizione verso l'era digitale. Non possono limitarsi a vomitare le "notizie", così, giusto per far numero e riempire i quadratini sulle homepage. Nell'era dei social network, dei tweet, dei link in tempo reale su Facebook, ci vuole un forte sforzo deontologico per correggere la direzione del fiume in piena. Non per bloccarlo: quello è impossibile e l'aridità non è mai una soluzione auspicabile. Per rafforzarne i margini, però. Per aiutarlo a non ricoprire le campagne di detriti e immondizia (le news false, moltiplicate senza controllo, senza verifica, spesso anche senza alcun valore informativo).
Non è un problema di poco conto. Negli ultimi mesi il virus si è diffuso ovunque. Non passa giorno che qualche bufala non si trasformi da palla di neve a valanga, travolgendo tutto e tutti. L'ansia da moltiplicazione è il modo peggiore di adattarsi al cambiamento e all'abbondanza del digitale. Non bisogna abdicare di fronte al caos e al dio rumore. Bisogna farsi domande. Controllare. Spiegare. Filtrare. Internet è una fantastica fotocopiatrice, il professionista dell'informazione dovrebbe essere qualcosa di più.