lunedì, dicembre 03, 2012

L'ultima copia del The Daily

(fonte immagine: FishbowlNY)

L'addio del The Daily, il giornale per iPad di Rupert Murdoch, lanciato a febbraio 2011 e destinato a chiudere i battenti il 15 dicembre, non è certo una buona notizia per le decine di giornalisti e collaboratori che perderanno il lavoro (anche se molti saranno presumibilmente re-impiegati in qualche altra pubblicazione della galassia News Corporation), ma è un segnale molto interessante per il futuro dell'informazione, su tablet e non. Dimostra che sul nuovo e complicatissimo terreno digitale non puoi muoverti con la supponenza del gigante che pretende di controllare e definire il mercato piombando dall'alto, puntando non tanto sull'innovazione quanto sul proprio peso acquisito. Sembra incredibile, ma per conquistare l'ancora vergine dimensione dei tablet e per convincere un numero sufficiente di lettori a pagarti, non basta avere il potere economico, politico e mediatico di News Corp. Non basta creare un nuovo giornale e distribuirlo lì, invece che su carta. Non basta nemmeno la straordinaria pubblicità/visibilità che The Daily è riuscito a ottenere ai tempi del lancio. Bisogna inventarsi qualcosa di davvero nuovo, coraggioso, rivoluzionario: qualcosa che molto probabilmente dovrà conservare ben poche caratteristiche di ciò che noi conosciamo come giornale. Sono cambiati i tempi dell'informazione, è cambiata l'interfaccia, è cambiato il modo stesso in cui assimiliamo/cerchiamo contenuti. Certe ricette del passato non possono semplicemente essere declinate sul nuovo mezzo, per avere successo. Sull'iPad (e al pubblico dell'iPad) è inutile provare a imporre un giornale: bisogna piuttosto fornire un flusso di contenuti, che soddisfi sia le necessità di informazione personale che quelle di interazione/propagazione su community (oltre che le dinamiche tecnologiche, grafiche e comunicative del tablet stesso). Qualcosa che - requisito fondamentale - inneschi il meccanismo virale del passaparola e il sentimento virtuoso della fidelizzazione. E che magari si leghi a offerte per il Web, per gli smartphone, per la radio, anche per la carta. E' un'idea ancora fumosa, indefinita, nascosta nella nebbia del futuro: stiamo ancora aspettando il genio/pioniere che la intuirà e traccerà con più precisione. Un complimento, Murdoch e il suo staff lo meritano: bene o male, ci hanno provato. Ma l'impressione - anzi, oggi si può dire la certezza - è che l'informazione sull'iPad si muoverà in modo ben diverso rispetto a quello ipotizzato dal The Daily. E per il magnate australiano si tratta del secondo fallimento "tecnologico" di grossa portata, dopo il flop di MySpace.