A volte mi faccio paura. Riesco ad avere un simpatico aneddoto/ricordo da telespettatore persino per una gara di tuffi. Molto recente, tra l'altro: la finale individuale di trampolino femminile da 3 metri, ai campionati europei di nuoto di Budapest 2010. Un vero e proprio battesimo, visto che non avevo mai seguito in passato una finale di questa disciplina. Ma Tania Cagnotto, oltre che essere molto graziosa, era anche molto favorita. E c'erano pure concrete speranze per l'altrettanto graziosa e altrettanto brava Francesca Dallapè. Insomma, forti possibilità di terminare la serata con un podio azzurro con sottofondo di Mameli, qualcosa che fin da ragazzino riesce a stimolare la zona erogena della mia psiche.
Beh... altro che zona erogena della psiche. La Dallapè e la Cagnotto quella sera hanno sbagliato un tuffo dopo l'altro. Una catastrofe, una Caporetto carpiata con doppio avvitamento. Non potete immaginare la mia indignazione di spettatore deluso, ferito nello spirito e nell'orgoglio di storico fedele appassionato di tuffi dal trampolino 3 metri. Sul podio, al termine di quella gara, mazurkeggiavano l'inno russo. Ma da vero sportivo, io avevo già cambiato canale.
La storia però ci insegna che dopo Caporetto c'è Vittorio Veneto, no? Io forse me n'ero dimenticato, ma Tania Cagnotto e Francesca Dallapè no. Meno di ventiquattro ore dopo le panciate della finale individuale, le due ragazze si sono presentate su quello stesso trampolino, nella gara sincronizzata. E con una gara perfetta hanno vinto la medaglia d'oro. Per il pischello sottoscritto, quell'inno lì è stato ancora più bello di quello che avrebbe potuto essere la sera prima. C'erano dietro la voglia di riscatto, la tenacia e - mettiamoci anche un po' di filosofia spicciola da Silicon Valley - l'idea che da un fallimento si possa ripartire con ancora più grinta.
Nel video sopra, potete godervi tutti i tuffi della finale (la bella: Vittorio Veneto). Con telecronaca originale. E senza inno. Ma quello potete recuperarlo qui.
P.S. Adesso, però, mica vogliamo fermarci, eh? Lo spettatore professionista ha le sue esigenze e aspirazioni. Tipo, ascoltare Mameli nel 2012 alle Olimpiadi di Londra. E' possibile, io ci credo. E poi ho letto oggi che l'export cinese è in crisi.
150 gol (... e altro ancora)
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