Autoritratto
Ci sono ricascato. :o)
Ho appena acquistato su TicketOne il biglietto per il concerto degli U2, il 6 agosto a Torino.
Sono eccitato come un babbuino della Tanzania quando avvista sul suo cammino una babbuina dell'Etiopia, sperduta e in cerca di indicazioni. Ciononostante, manterrò nei confronti del concerto il mio consueto e aristocratico aplomb, oltre a un approccio critico e problematico. Come dimostrano alcune profonde considerazioni sparse:
1. Dopo la mezza delusione dello scorso anno a San Siro, con la visione perfetta di quella gigantesca, fantascientifica, stupefacente, asettica, glaciale ed emotivamente piatta astronave-palco, ho deciso di cambiare strategia. Del "claw", dei suoi laser, delle lucine e dei maxischermi a questo giro non mi importa più di tanto. Ho preso un semplice biglietto-prato. Cercherò di arrivare il più vicino possibile, di sentire il battito dei fan e di concentrarmi sulla musica, per comprendere - al di là dello show iper-tecnologico - cosa sono gli U2 nel 2010. All'ipertrofia spettacolare, insomma, rispondo con un personale sguardo dogmatico, un po' alla Von Trier.
2. Incrocio le dita, sperando che - ad appena un anno di distanza dal precedente tour europeo - gli U2 non ripropongano lo stesso identico concerto. A questo giro, visto che si tratta della primissima data della tournée, sono contento di non sapere nulla della scaletta. Zero. E di poter entrare nello stadio sognando di sentire Gloria, Like a Song, A Sort of Homecoming, Heartland, Until the End of the World, Love Is Blindness (ma ogni goccia distillata da Achtung Baby andrà benissimo), Stay, Gone, Please, White As Snow e qualsiasi altra canzone balzana mi passi per la testa. Poi, ovviamente, appena partiranno Vertigo, Elevation e Get on your Boots lancerò verso la babbuina lo sguardo del babbuino deluso. Però, fino all'ultimo respiro, potrò coltivare qualche speranzella.
3. Oggi è il 12 luglio. Non è un caso che sia riuscito ad acquistare il biglietto questo giorno, lo sento: sono passati esattamente 17 anni dal mio primo live degli U2, il 12 luglio 1993 in un altro stadio di Torino, l'ormai polverizzato Delle Alpi. E' il mio sesto concerto degli irlandesi (traduzione: sono vecchio). Tutti gli altri si sono ripetuti, puntualmente, ogni quattro anni (traduzione: sono vecchissimo). Per la prima volta, però, questo arriva ad appena un anno dal precedente. Per aggiungere un altro tassello al futile ma affascinante simbolismo numerico: all'epoca del mio battesimo con ZooTv, 17 anni fa, avevo 17 anni. Se gli U2 avessero un minimo senso dell'umorismo (e soprattutto, se leggessero questo blog) dovrebbero suonarmi la cover di 17 Seconds dei Cure, altro che Vertigo. :o)
4. Oggi è il 12 luglio, appunto. Mancano poco più di 20 giorni al concerto. E ho trovato abbastanza tranquillamente un biglietto per il prato (da qualche giorno su TicketOne era apparsa la voce "in attesa di nuove disponibilità", oggi si è tramutata nel categorico "Acquista!"). Esclusi i settori più economici (le gradinate da 34,50€), sono disponibili biglietti praticamente per tutti gli altri settori: il prato a 63,25€, i distinti e le tribune a 109,25€, i posti hyper-deluxe a 172,50€. Complice il patatrac fisico di Bono, si tratta del primo concerto in assoluto del tour 2010, in teoria il più atteso dai fan, per altro in uno stadio nemmeno troppo grande (non credo vengano messi in vendita più di quarantamila tagliandi, tenendo conto anche dell'ingombro del palco)... eppure il tutto esaurito appare una chimera. Sui forum si sussurra persino che ci fosse una seconda data - prenotata per il 7 agosto - che vista la bassa domanda di biglietti non si farà. Per gli U2, è una novità. Gli scorsi anni bisognava tamburellare nervosamente sul computer alle due di notte del giorno d'apertura delle vendite online, nella speranza di riuscire a infilarsi in un pertugio telematico (per poi magari scoprire che qualche biglietto compariva magicamente a ridosso del live). Di certo ha influito la relativa vicinanza del tour precedente. Così come i prezzi. Chi ha speso una sportellata di euro dodici mesi fa, magari quest'anno ci ha pensato due volte (io no, ma non faccio testo). Avrà avuto un certo ruolo anche l'insolita data vacanziera, soprattutto per noi italiani cresciuti con l'associazione mentale "agosto = chiusura fabbriche Fiat = vacanze". E avrà influito anche la natura del tour precedente e il suo effetto sul pubblico. L'entusiasmo ti porta a replicare, automaticamente. Evidentemente, non sono l'unico rimasto un po' freddino dopo gli show dell'anno scorso. Poi, c'è la crisi e una più generale contrazione del settore live (in America sta succedendo di tutto: in pochi giorni hanno cancellato date degli Eagles, dei Jonas Brothers, del tour di American Idol, del festival Lilith Fair). Mia impressione da due soldi: appena si è diffusa la voce che i concerti andavano bene, tutti si sono gettati a pesce nel settore, organizzando miliardi di date, gonfiando i prezzi, proponendo spettacoli sempre più scadenti, soffocando ciò che c'era da soffocare. Sono comparsi intermediari degli intermediari degli intermediari. E il giocattolo ha iniziato a creparsi. Per gli U2, in particolare, potrebbe essere un significativo campanello d'allarme. Bono e soci sono la portaerei dell'esercito delle megaproduzioni. Se è vero che organizzare ogni data del loro tour costa mezzo milione di euro o giù di lì, beh, forse è giunta l'ora di fermarsi un attimo a riflettere. Con il palco in mezzo agli stadi, lo scorso anno sono riusciti a sfiorare più volte le centomila persone a concerto. E la prossima volta? Ne vorranno duecentomila? Crescere è ancora possibile? Soprattutto, ha ancora senso? E' diventata questa la missione degli U2? Poi voglio vedere che quando cerchi una villa in affitto a Torino, ti vedi recapitare richieste d'affitto a cinque zeri.
5. Detto ciò, comunque, per il babbuino la cosa più importante è un'altra: manca meno di un mese. Dai, schiena di Bono, tieni duro!