venerdì, febbraio 27, 2009

Il mio nome è Girl. Bond Girl.




Si potrebbe discutere sul fatto che sia una buona cosa o meno quando il libro diventa oggetto di design. Più un soprammobile che un vero libro. Paulo Coelho, per esempio, probabilmente reputerebbe questo trend sconveniente (se in una biblioteca devono esserci solo 400 libri, la scelta dovrà ricadere sui più significativi per il loro contenuto, no?). Eppure ci sono operazioni di marketing in cui proprio l'aspetto di design in un certo senso aumenta il valore letterario di un'opera. O comunque il desiderio di possederla, toccarla, guardarla e chissà... magari anche leggerla. L'anno scorso, in occasione dei cento anni dalla nascita di Ian Fleming, la Penguin Books ha ristampato la sua collezione di romanzi di James Bond. Ma non li ha buttati sul mercato in edizione anonima o con una di quelle foto orribili tratte da un film, come avviene spesso per i libri adattati al cinema. Ha voluto ricreare la collana, commissionando a Michael Gillette quattrordici nuove copertine. Il risultato, dal punto di vista iconico/pop è riuscito. L'effetto delle Bond Girl è forte, l'oggetto-libro diventa sexy. Ecco come, ormai più di nove mesi fa, l'operazione veniva presentata sul blog di Penguin (ottimo insegnamento per quelle aziende che aprono sì un blog, ma lo riempiono solo di messaggi promozionali all'antica: il linguaggio del blog non è lo stesso della tv...).
Non vi verrebbe voglia di avere l'intera collezione?
(fossi un quotidiano, io ne acquisterei i diritti e li allegherei immediatamente in edicola... non so, magari qualcuno lo ha anche già fatto)