A cosa servono la musica e l'arte? Dovrebbero limitarsi a intrattenere, scatenare, dar sollievo, far stare bene, agendo solo al livello più intenso e superficiale delle emozioni, o hanno l'autorizzazione – forse persino il dovere – anche di far pensare? A cavallo tra agosto e settembre ho avuto la fortuna di provare entrambe le esperienze nella loro essenza più pura in due concerti eccezionali: gli LCD Soundsystem e i Massive Attack al Todays di Torino. Per dirla con eleganza, i primi mi hanno obbligato a disattivare il cervello e a muovere il culo; i secondi, a fermare il culo e muovere il cervello. Con effetti simili, mi è parso, sul resto del pubblico. Una macchina musicale prodigiosa, gli LCD Soundsystem. Una lavanda gastro-dance-punk in grado di depurarti dalle scorie accumulate durante il giorno (l'esistenza?) e restituirti alla notte in una condizione sudata ma non svuotata, elevata, paradisiaca, alleggerita di qualche etto di grasso superfluo e di tonnellate di immondizia mentale. Proprio quel peso con cui sono tornato invece a casa dopo il live dei Massive Attack, in cui le immagini hanno preso il sopravvento sulla musica, arrivando fino a sacrificarla sul cupo altare del presente (esempio emblematico: una Safe From Harm in cui le scritte sull'occupazione di Israele dei territori palestinesi – fredde, giganti, inesorabili sullo schermo – hanno quasi distolto la mente dalla canzone). Una tortura? Di più, una cura Lodovico dei nostri tempi. Eppure maestosa e in grado di restituirti alla notte... più umano. Una delle migliori musiche del mio decennio più amato (Unfinished Sympathy! Karmacoma! Angel! Teardrop!) che si fa ancella di un messaggio che va oltre a Gaza e l'Ucraina per inchiodare il pubblico con il j'accuse più spietato e universale: contro la falsa promessa dell'individualismo come chiave della felicità. Boom. Abbiamo bisogno di disattivare il cervello, ogni tanto. Ma ne abbiamo ancora di più di rimetterlo subito in funzione.
(fonte immagine: Paolo Pavan / Quotidiano Piemontese)