A volte si verificano delle congiunzioni musicali perfette, in cui i giudizi della critica internazionale si allineano con le segnalazioni dei tuoi amici. Nelle ultime settimane è stato il caso di Natalie Prass, album d'esordio di una giovane cantautrice americana, non solo osannato all'unanimità su Metacritic (21 recensioni, tutte molto positive, giudizio medio 86/100) ma anche consigliatomi vivamente da diversi e fidati pusher di buona musica.
Il disco arriva adesso, ma è stato parcheggiato per un paio d'anni nei box della Spacebomb Records, una casa discografica di Richmond (Virginia) che sta provando a resuscitare un antico modello, tipico di storiche etichette come Motown e Stax. La label possiede uno studio di registrazione, una house band e un team di produttori e arrangiatori che si occupano di tutte le fasi realizzative dell'album. Al punto che, come sottolineano molti recensori, siamo di fronte a qualcosa di diverso rispetto al semplice debutto di una nuova cantautrice. Una specie di Spacebomb presents Natalie Prass.
![]() |
Natalie Prass nello studio della Spacebomb Records (immagine tratta da un articolo del Guardian sull'artista e sull'etichetta fondata da Matthew E. White) |
Che la macchina produttiva sia di una certa complessità si vede e si sente bene fin dall'apertura con My Baby Don't Understand Me: niente cantautorato povero, niente chitarra e voce, bensì un trionfo di archi, fiati, abiti sonori raffinati. I brani sono semplici, delicati, spesso sussurrati da una voce più fragile che possente, ma il paesaggio è ben lontano dal minimale e dal lo-fi. A volte prende anche direzioni imprevedibili: It Is You è una canzone che se fosse uscita negli anni Cinquanta, come colonna sonora Disney o di una commedia romantica, avrebbe vinto un Oscar. Al 100%.
Se le atmosfere sono spesso soavi, i testi si aggirano nei sofferti territori del break up, della storia d'amore che finisce. Con un corollario di simpatici aneddoti, come quello relativo a “Our love is a long goodbye”, il verso che fa da lunga coda a My Baby Don't Understand Me. “Ho scritto quel ritornello in lacrime, dopo aver litigato con il mio ragazzo”, racconta Natalie Prass a Vogue. “Poi gli ho spedito il brano e lui l'ha usato come esempio del fatto che dovevamo proprio lasciarci. Nota per il futuro: se la tua relazione è in crisi e vuoi salvarla, non spedire canzoni come questa”.
Non basta la sintonia tra critici e amici per rendere una congiunzione astral-musicale perfetta. Ci vuole anche un terzo elemento, forse il più importante: la tua approvazione. Nel caso di Natalie Prass... bingo! Il pollice dell'imperatore punta al cielo. Il disco è più che delizioso e si sposa in modo quasi magico con la particolare luce che illumina i pomeriggi di sole di fine inverno. Dopo Sleater-Kinney e Verdena, è la terza settimana consecutiva che si stappa una birretta e si brinda a un ottimo album. Non durerà, ma finché dura...
(nel video, altre belle immagini sulle registrazioni dell'album negli studi della Spacebomb Records)
Canzoni preferite: My Baby Don't Understand Me, Bird of Prey, It Is You
In ascolto: I Love You, Honeybear (Father John Misty)
Gli album della settimana del 2015:
1. Black Messiah (D'Angelo)
2. Run The Jewels 2 (Run The Jewels)
3. Soused (Scott Walker)
4. Panda Bear Meets The Grim Reaper (Panda Bear)
5. Girls In Peacetime Want To Dance (Belle & Sebastian)
6. No Cities To Love (Sleater-Kinney)
7. Endkadenz vol. 1 (Verdena)
8. Natalie Prass (Natalie Prass)