mercoledì, novembre 05, 2014

Dieci ragioni per amare/odiare/guardare Vittima degli eventi, il fan movie di Dylan Dog


Per principio, da un fan movie non ci si dovrebbe mai aspettare molto: è il prototipo del contenuto prodotto dal basso, con poche velleità e tanto amore, visibile al pubblico globale non tanto per qualche suo merito intrinseco quanto per la generosità dell'infrastruttura web (che tutto accetta e tutto distribuisce).

Un principio che ovviamente crolla se anche tu sei fan dell'oggetto in questione: film, fumetto, libro, serie tv o cartone animato che sia. Allora diventa impossibile non reagire. Il film va giudicato. Ed è doveroso (oltre che inevitabile) farlo con il severissimo metro di giudizio dell'appassionato, a cui in fondo non frega molto dello status, del budget o della provenienza dell'opera. 

Per questa ragione, al fan dylaniano e dylaniato non può che scattare un commento a catena su Vittima degli eventi, il "film no-profit liberamente ispirato a Dylan Dog personaggio della Sergio Bonelli Editore creato da Tiziano Sclavi", caricato la sera di domenica 2 novembre sul canale YouTube di The Jackal e da allora raggiunto da oltre 150,000 views.

Lettore fedelissimo del fumetto dai primi anni '90 e in passato fortunato e felice intervistatore del suo creatore Tiziano Sclavi, anche il sottoscritto non si può tirare indietro. Ecco dunque una breve recensione, articolata secondo il canone di Buzzfeed: per punti.

1. Rispetto a Dylan Dog: Dead of Night (orrendo adattamento "ufficiale" del 2010, diretto da Kevin Munroe), in Vittima degli eventi non compare solo un personaggio che si chiama Dylan Dog. Ci sono anche Groucho, Bloch, la signora Trelkovski, Safarà (e Hamelin), il clarinetto, il maggiolino, il campanello urlante e via golcondando. Il fan apprezza. Molto.

2. C'è una cosa che manca: Craven Road. E per estensione Londra. L'universo di Dylan viene trasportato di peso a Roma, con tanto di Safarà aperto sul Tevere. Il passaggio è brusco, molto. Eppure Dylan sembra decisamente più a suo agio per le vie e i ponti di Roma che non nelle paludi attorno a New Orleans (in cui lo spedirono i produttori americani nel già citato Dead of Night). Insomma, per me ci può stare. 

3. La storia traballa. Parecchio. Forse è il punto più debole di Vittima degli eventi. Ci sono flashback e altri salti temporali, ci sono droghe che ti permettono di ballonzolare tra universi, dimensioni ed ere storiche diverse e ci sono donne fragili e/o pericolose che finiscono dentro e fuori al letto di Dylan. Gli ingredienti non sono sbagliati, insomma, ma tutto è mescolato un po' alla rinfusa. Malignamente, si potrebbe dire che anche da questo punto di vista Vittima degli eventi è filologico: l'effetto è simile a quello di certe non memorabili avventure di Dylan nella lunga traversata del deserto tra il #100 e il #300 del fumetto.

4. Entrando nei giudizi più personali: Milena Vukotic nei panni della signora Trelkovski è un sì. Solo Rita Levi Montalcini, ormai passata dall'altro lato dello specchio, avrebbe potuto essere meglio.

5. La presenza di attori professionisti come Milena Vukotic (molti di noi la ricordano soprattutto come moglie di Fantozzi, ma il suo è un curriculum lungo così), Alessandro Haber (anche lui azzeccato come versione italica dell'Ispettore Bloch) e Massimo Bonetti (Hamelin) rende Vittima degli eventi un fan movie abbastanza sui generis. Con un budget nemmeno così low come ci si potrebbe immaginare per un film realizzato dai fan. E probabilmente con delle ambizioni che - vedi anche il punto 10 - rischiano di sbiellare l'approccio e il giudizio degli spettatori e dei commentatori online.

6. A proposito del budget, almeno in parte arriva dal crowdfunding. Lo scorso anno il film ha raccolto 15,602€ su IndieGogo. L'obiettivo era il doppio, ma trattandosi una campagna con flexible funding i soldi sono stati comunque versati (e i quasi seicento sostenitori ringraziati nell'amorevole elenco dopo i titoli di coda)

7. Torniamo ai giudizi personali: Groucho è un no. È evidente come Luca Vecchi si impegni nel definire una caratterizzazione forte del personaggio, ma tende a distaccarsi troppo dalla fonte originale, trasformando il Groucho deliziosamente (e surrealisticamente) fastidioso del fumetto in un Groucho fastidioso e basta. Troppe poche battute, troppi momenti in cui Groucho finisce per fare la morale a Dylan, quasi fosse il suo grillo parlante. In Dead of Night gli americani l'avevano proprio cancellato dalla storia: può darsi che Groucho Marx non sia un personaggio così facile da portare sul grande schermo. A maggior ragione se lo si fa crescere di venti centimetri. 

8. Dylan invece è ok. Più romano che londinese, più scamarcesco che ruperteverettiano. Ma in fondo il film è ambientato a Roma e la recitazione di Valerio Di Benedetto non stona in quello strano altroquando brit-capitolino che fa da sfondo a Vittima degli eventi.

9. Merita una piccola nota quel nome, thejackal, che trovate scritto in alto a destra nel film. Ne sono passati di anni (almeno sei) da quando il collettivo campano sfornava piccole perle videoparodistiche come Io sono molto leggenda. Adesso theJackal è una piccola corazzata del web satirico italiano, con un canale YouTube da oltre 200mila abbonati e una pagina Facebook seguita da 360.742 persone. Non più solo creatori, ma anche produttori e distributori. La loro è una bella storia*.  

10. Morale della favola: che giudizio dare a Vittima degli eventi? Di certo inferiore alla media di un qualsiasi prodotto cinematografico (anche se per me, suppongo si sia capito, è molto meglio di Dead of Night...), probabilmente superiore a quella dell'universo dei fan movie. È un film da consigliare? Ai lettori di Dylan Dog, vecchi e nuovi, direi di sì. La caccia ai riferimenti è divertente e il gioco del "questo mi piace/questo non mi piace" riesce a bilanciare le pecche della storia. Inoltre la stessa esistenza di un'opera del genere è un fatto positivo. A chi non conosce il fumetto, invece, non saprei. Anche se l'intero progetto non nasconde ambizioni (anche mediatiche) superiori a quelle di un fan movie medio, bisogna sempre ricordare che di questo si tratta: con tutti i difetti di produzione/realizzazione che in genere si accompagnano a questo segmento di contenuti e una lunghezza (circa tre quarti d'ora) che di certo già da sola scoraggerà molti visitatori occasionali. 


* Però, giuda ballerino, qual è il modo giusto di scrivere il nome? Io ho usato tre forme differenti (The Jackal, thejackal, theJackaL) perché è così che appare sul canale YouTube, su Vittima degli eventi e su Facebook. Anzi, ce ne sarebbe anche una quarta, "thejackall", nell'indirizzo YouTube.