lunedì, novembre 18, 2013

Eraldo Pecci - Il Toro non può perdere


Dice mio padre che se il Toro non vince più la colpa è mia. E' una malignità con basi storiche: il 16 maggio 1976, giorno dell'ultimo scudetto, io scalpitavo nel pancione di mia mamma, ignaro di quanto fossero effimere le grida di gioia granata provenienti dall'esterno. Da quando sono nato, esclusa una Coppa Italia al cardiopalma, il Toro non ha più vinto niente. Perdendo, invece, parecchio. Ma nel racconto che Eraldo Pecci fa della magica annata 1975-76, da lui vissuta in prima linea, Il Toro non può perdere. Ed è una lettura meravigliosa. Per i tifosi granata, certo, che vi troveranno la loro intensa – e ahimè, sempre più remota – Febbre a 90°. Ma credo anche per gli appassionati di calcio di ogni colore – forse persino per quelli senza colore! – che non potranno che lasciarsi riscaldare dai divertenti aneddoti e dalle memorabili figure secondarie che lo compongono, ormai estinte nell'era di procuratori, tatuaggi e diritti tv.


Bonus tracks:

"Avevo vent'anni, ero appena arrivato dal Bologna, all'epoca non riuscivo nemmeno a comprendere la portata di ciò che stavamo facendo. L'ho capito solo molti anni dopo ed è per questo che ho scritto il libro: per non dimenticare e perché non venissero dimenticati tutti i personaggi straordinari che parteciparono - anche restando nell'ombra - a quell'impresa". L'autore, giovedì sera, all'incontro organizzato a Grugliasco nel festival "Il cuore dentro alle scarpe", presso il circolo Casseta Popular. Io cito una frase struggente, ma l'appuntamento è stato in realtà a tutta gag.  

La figurina, ovvero il definitivo trionfo del vintage.