Ho scoperto oggi che Flickr è morto. O quantomeno, sta morendo.
Anche la produzione di computer di HP, dalle cui fabbriche cinesi proviene quello su cui sto scrivendo in questo momento, non sembra passarsela troppo bene.
E cosa dire di MySpace, così giovane eppure così moritura?
E di Motorola, inghiottita da Google?
E di Nokia, che fa di tutto per stare a galla, ma di cui i bookmakers iniziano a prevedere un futuro nella pancia di Microsoft?
E della stessa Microsoft, la Mordor degli anni '90, oggi condannata a vivere nell'ombra di Apple e Google e Facebook?
Forse noi viviamo un po' troppo nell'illusione del lungo termine. Della fissità. Di ciò con cui siamo cresciuti che deve durare in eterno: i principi, i valori, le abitudini, le squadre di calcio, le leggi, le tecnologie, i marchi commerciali, le rockstar. Beh, la Silicon Valley e tutto ciò che vi ronza attorno stanno facendo di tutto per abituarci a una ben diversa realtà: al trionfo del breve termine, della gittata corta, del domani di cui non c'è davvero certezza (se non che sarà diverso dall'oggi).
Il mondo non è mai stato fermo. L'uomo e le sue società si sono continuamente rinnovate. Ma forse preferivamo accettare questa idea quando si parlava di secoli e di lente transizioni. Se un cambiamento dura duecento anni, noi che ci viviamo dentro magari non ce ne rendiamo conto e siamo tranquilli. Ma se un cambiamento, anche radicale, avviene in cinquant'anni? In venticinque? In dieci?
Stare fermi è orribile. Essere sempre in movimento, e vedere tutto costantemente in movimento, inizia a farci paura. Riusciremo a trovare l'equilibrio? A sfuggire sia alla trappola dell'immobile che alla condanna del fluttuante?