Scrivo queste righe mentre Italia e Spagna si sfidano sotto il vento di Bari. E' una partita simbolica. Amichevole, sì, ma con protagoniste le ultime due vincitrici dei mondiali: gli azzurri nel 2006 in Germania, gli spagnoli l'anno scorso in Sudafrica. Due successi ben diversi. Se il trionfo iberico, dopo qualche esitazione iniziale, fu meritato e all'insegna del bel calcio, lo stesso non si può dire della vittoria italiana nel 2006. Più che la classe, in quell'estate tedesca gli azzurri tirarono fuori le palle. Erano i giorni di calciopoli, delle polemiche attorno alla Gea (che coinvolgevano il figlio del ct Lippi), di un mercato caratterizzato dagli esiti dei processi. E come sempre - miracolo e dannazione di questo assurdo paese - solo nel momento di difficoltà, gli italiani si scoprirono uomini, giocarono oltre le proprie possibilità, strappando la Coppa ad avversari forse più forti, ma assai meno motivati.
Di partite veramente entusiasmanti, non ce ne furono molte. Un paio di solide vittorie nel girone eliminatorio (ma anche il brutto pareggio con gli USA, con gomitata di De Rossi), una faticaccia contro l'Australia negli ottavi (rigore all'ultimo minuto di Totti), una passeggiata contro la non irresistibile Ucraina nei quarti, una brutta e fortunosa finale con la Francia, conclusa con la testata di Zidane a Materazzi e i rigori. Un percorso non certo da conservare negli annali. Gli stessi festeggiamenti della gente - sottoscritto compreso - furono quasi più rabbiosi che gioiosi, animaleschi, gladiatoriali al Circo Massimo, ritmati quasi ossessivamente dal tribale po-po-po rubato ai White Stripes.
Ci fu però una partita - e soprattutto dei tempi supplementari - che da sola valse tutto il campionato. La ricorderete, di sicuro: 4 luglio, Dortmund, Westfalenstadion, la semifinale contro la Germania. Devo aver ripetuto già un milione di volte quanto trovi esaltante vincere una gara - a maggior ragione ai Mondiali o alle Olimpiadi - contro i padroni di casa. In qualsiasi sport. La staffetta di fondo che supera in volata i maestri norvegesi a Lillehammer; il Settebello che si porta via l'oro da Barcellona, davanti al re Juan Carlos, e il Setterosa che lo imita contro le ragazze greche ad Atene. E' un po' l'effetto Rocky contro Ivan Drago sul ring sovietico. Lo stesso che brillò meravigliosamente - accecante e indimenticabile - nella notte del Westfalen.
In quei giorni, un'amica tedesca mi raccontava l'atmosfera che si viveva nel suo paese. L'entusiasmo attorno alla nazionale di Klinsmann, l'orgoglio patriottico, le bandiere nere, rosse e gialle ovunque, dalla grande città al piccolo villaggio nella Foresta Nera. La Germania era convinta di vincerlo, quel mondiale. Un po' come eravamo convinti noi, nel 1990. Non poteva essere certo un branco di pizzaioli - piccoli, sporchi e pure disonesti - a fermare la giovane armata di Ballack, Schweinsteiger e Podolski. Loro sì che erano allegri e gioiosi. E l'Italia fu il triste risveglio, quello che per noi era stata l'Argentina a Napoli, quando a nostra volta eravamo forse troppo allegri, troppo gioiosi, troppo convinti. Con la differenza che l'Argentina, la semifinale di Italia '90 non la giocò particolarmente bene e vinse ai rigori. A Dortmund, il 4 luglio, noi tirammo fuori invece una gran bella prestazione, intensa e spettacolare... e i rigori li evitammo nel modo più godurioso che esista: con due gol negli ultimi due minuti dei supplementari, al 119' e al 120'. Pam, pam. Grosso, Del Piero. Uno dopo l'altro. Centoventi secondi di puro orgasmo: un record.
L'importanza di quei centoventi secondi - nel frastagliato immaginario mediatico contemporaneo - è tutta su YouTube. Un'importanza che non conosce confini. Va al di là di Germania e Italia. Non credo che esista un altro frammento di una qualsiasi partita o di un qualsiasi evento sportivo di cui sono disponibili - oltre a miliardi di esultanze e deliri vari dei tifosi italiani sparsi per il globo - le versioni originali delle telecronache in italiano (Caressa/Sky, Civoli/Rai, Cucchi/RadioRai, Gialappa's), in tedesco (eh eh eh...), ma anche in inglese, in polacco, in ungherese, in arabo, in cinese, in giapponese... Godetevi quelle che ho trovato, qua sotto, una dopo l'altra. E in alto, gustatevi forse la più simbolica: il "partido inolvidable" di Diego Maradona, opinionista per la tivù argentina. Proprio quel Maradona che sedici anni prima a Napoli ci aveva spento prematuramente il sogno delle notti magiche. In fondo, a modo suo, il cerchio si chiudeva.
(commento in italiano, Caressa/Bergomi, Sky)
(commento in italiano, Civoli/Mazzola, Rai)
(commento in italiano, Cucchi, RadioRai)
(commento in italiano, Gialappa's)
(commento in tedesco)
(commento in tedesco, un programma con pubblico in studio, condotto dal comico Stefan Raab)
(commento in inglese, BBC)
(commento in inglese, tv americana ESPN)
(commento in polacco)
(solo il gol di Grosso, commento in ungherese)
(commento in arabo, solo il gol di Grosso: "Allah! Allah! Allah! Forza azzorri, la pardida deve essere la vostra")
(commento in spagnolo, tv messicana)
(commento in spagnolo, tv spagnola: comprende altri highlights dei supplementari, tra cui il palo di Gilardino, la traversa di Zambrotta e alcune azioni tedesche)
(commento in cinese)
(commento in... giapponese? coreano?)
(e un'ultima chicca...i due gol visti dallo spicchio di curva del Westfalenstadion occupato dai tifosi italiani)
150 gol (... e altro ancora)
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