(foto brutta brutta, giusto per dare un'idea dello scenario del concerto dei Polar Bear)
Alla fine la serata londinese si è rivelata decisamente più articolata e succosa del previsto. Purtroppo il concerto dei Radio Dept era sold out. Sono passato davanti al Water Rats Theatre verso le sette e mezza, ho implorato l'uomo alla cassa, spiegandogli che ero salito dall'Italia per quel concerto (ok, non era proprio così) e che mi sarei suicidato sotto il ponte dei frati neri se non fossi riuscito a entrare. Lui mi ha detto di provare a tornare verso le nove, per vedere se qualche biglietto prenotato non era stato ritirato.
Allora ho adottato un piano d'emergenza e mi sono trasferito al Museum of Garden History, dove era in programma il concerto dei Polar Bear. Una scelta azzeccata. I Polar Bear sono un gruppo jazz-punk, ma l'etichetta non è importante. L'importante è il luogo. Il Museum of Garden History si trova in una vecchia chiesa sconsacrata le cui origini si perdono intorno all'undicesimo secolo. Un edificio fantastico, posizionato sul Tamigi, praticamente di fronte al palazzo del Parlamento e al Big Ben. Immaginate cosa possa voler dire assistere a un concerto jazz in un luogo del genere. Atmosfera fantastica, contaminazioni sonore stuzzicanti ma non eccessive (nei Polar Bear c'è un tizio che "suona" un Mac, ma la parte del leone l'hanno fatta la batteria e due sassofoni), una buona Carlsberg. Sarà stato merito dell'atmosfera ma anche il pubblico mi sembrava bellissimo, peraltro suddiviso più o meno al cinquanta per cento tra uomini e donne.
Nonostante l'estasi, non mi sono però dimenticato dei Radio Dept e del ponte dei frati neri. A concerto ancora in corso, alle nove, sono uscito e ho deciso di fare un pezzo a piedi (fino a Piccadilly), per poi prendere la metro in direzione King's Cross e tornare a tentare la fortuna al Water Rats Theatre (che poi si chiama Theatre ma è più che altro un pub, con un piccolo locale sul retro).
Solo che non ho considerato la variabile HMV di Piccadilly. Il negozio di dischi era aperto, brulicante di persone e di offerte a prezzo speciale. Non ho potuto rinunciare a sfruttarne qualcuna (Leaders of the Free World degli Elbow a 4,50 euro! Il primo dei Gorillaz a 6 euro! Il primo Damien Rice a 7,50 euro!).
Fatto sta che mi sono ripresentato dai Radio Dept alle dieci, a concerto abbondantemente iniziato. E lì ho potuto toccare con mano la proverbiale (?) ospitalità britannica. Non solo il tizio alla cassa mi ha fatto entrare, ma visto che non mancava molto alla fine del concerto mi ha anche dimezzato il prezzo del biglietto. Così ho potuto godermi (oddio, dal fondo della sala) anche una quarantina di minuti di Radio Dept, compresa quella The Worst Taste in Music di cui ho messo il video YouTube nel precedente messaggio (suonata prima del bis).
Se volete avere un'idea sulla spesa complessiva della serata, diciamo che escludendo i cd e aggiungendo ai biglietti dei concerti la Carlsberg si è trattato di 12,5 sterline, cioé circa 19 euro. Trattandosi di un venerdì sera a Londra, non mi sembra neanche poi così malaccio.
Un'ultima considerazione sul pubblico. Anche nel caso dei Radio Dept, la suddivisione maschi-femmine era piuttosto equilibrata: diciamo un 60-65% per Marte e un 35-40% per Venere. Una bella differenza rispetto a un qualsiasi concerto indie italiano, dove in genere c'è una distribuzione stile ingegneria, con il 90% di uomini e il 10% di donne. E gli uomini in genere hanno tutti la faccia sfigata, triste e depressa. Un po' per la musica, che spesso sprofonda negli abissi del pessimismo cosmico, un po' proprio per la ridotta presenza femminile.
Giovedì sera sono stato fermato a un semaforo da due ragazze che mi hanno chiesto informazioni su come raggiungere il Mazda Palace di Torino. C'era Tiziano Ferro.
Ragazze, vi prego, continuate pure a idolatrare Tiziano Ferro, ma seguite l'esempio delle vostre colleghe inglesi e andate a vedere anche qualche concerto indie. Ne va della salvezza della specie. In cambio, a nome della categoria maschile, vi prometto che noi uomini parleremo meno di calcio. Almeno nei giorni feriali.
Ok, consapevole di aver contribuito con questo appello al progresso dell'umanità, mi ritiro nel mio loculo.
Non prima di avervi segnalato giusto due link interessati, un film e un video.
Primo link: Creative Kicks #76 (consigliato soprattutto il disco delle giovani band olandesi)
Secondo link: Noi giovani innovatori: c'è anche un team di Torino tra gli studenti premiati a Londra da Microsoft (titolo chilometrico, è l'articolo sulla parte pomeridiana e un po' più professionale della mia trasferta a Londra)
Un film: Il grande capo di Lars Von Trier
Un video: Herculean dei The Good, The Bad & The Queen, in un interessante mash up visivo con le immagini dei Gorillaz (in entrambi i gruppi, la voce è di Damon Albarn). Per la cronaca, l'album dei The Good, The Bad & The Queen è attualmente al numero uno dei miei ascolti.