Sono molto emozionato. In questo momento mi trovo per la prima volta in California, la terra del sole e di Arnold Schwarzenegger. In realtà, qui a San José di sole se ne vede davvero poco. Ieri c'è stata una tormenta di pioggia e vento, per oggi pomeriggio ne è prevista un'altra e io ovviamente ho lasciato l'ombrello in Italia.
La mia missione californiana è essenzialmente legata al C-Scape 2006, un meeting organizzato dalla Cisco in cui si parlerà di scenari tecnologici presenti e futuri, con un particolare accento sugli incroci tra l'industria high tech e il cosidetto Web 2.0 (MySpace, YouTube, blog, Internet partecipativa, ecc. ecc.). Tra gli ospiti ci sarà anche Chris Anderson, direttore di Wired e guru della long tail. L'evento si presenta molto interessante, nei prossimi giorni ne parlerò su www.lastampa.it e forse anche sulla versione cartacea del quotidiano. L'aspetto più affascinante tuttavia non è tanto il meeting in sé, quanto l'idea di seguirlo live nella capitale della Silicon Valley. Nella strada dall'aeroporto di San Francisco all'albergo ho passato la Stanford University (dove sono nate, tra le altre cose, le Creative Commons), Cupertino (quartier generale di Apple), Mountain View (Google), Palo Alto (Hewlett Packard), Sunnyvale (Yahoo). Qui a San José, a due passi dell'albergo, c'è il palazzone di Adobe. Da qualche parte ci dovrebbe essere anche la sede di eBay, oltre a quella della stessa Cisco. Insomma, fa effetto vedere questi luoghi dopo averne scritto e parlato tanto. Anche se, almeno a prima vista, non è che sia un paesaggio esteticamente molto affascinante. Soprattutto agli occhi di un europeo, abituato a un certo tipo di città.
Piccola curiosità: ieri sera ho deciso di sopravvivere al diluvio universale rifugiandomi in un cinema. Un multiplex da due piani e dodici schermi, nel pieno centro di San José. Ho visto Borat, di cui tanto si parla anche sui giornali italiani, nonostante in Italia non arriverà prima di marzo. Beh, il film è davvero bastardo e divertente. Forse in certi casi fin troppo radicale e artificiale nel suo essere politicamente scorretto (sempre meglio della melassa, comunque). Però, nonostante sia ancora al settimo posto nella Top 10 americana, in sala eravamo appena in otto. Al primo spettacolo serale. Stamattina poi, mentre ero su un taxi alla disperata ricerca di un Best Buy dove comprare un adattatore per il notebook, il tassista vede la pubblicità di un film e mi dice: "ma perchè fanno ancora tutti sti cartelloni per un film che esce al cinema? Tanto tra due mesi lo vedremo in dvd". Hollywood non è lontana nello spazio, giusto qualche centinaio di chilometri. Ma si allontana sempre più nel tempo.
Pur consapevole di deludere il tassista, stasera penso di fare il bis, nel megacinema da dodici schermi. Devo decidere tra Casino Royale, The Fountain, il Mel Gibson di Apocalypto e una commedia sentimentale chiamata The Holiday (con Jude Law, Cameron Diaz, Jack Black e Kate Winslet). Quanti spettatori troverò in sala?
La mia missione californiana è essenzialmente legata al C-Scape 2006, un meeting organizzato dalla Cisco in cui si parlerà di scenari tecnologici presenti e futuri, con un particolare accento sugli incroci tra l'industria high tech e il cosidetto Web 2.0 (MySpace, YouTube, blog, Internet partecipativa, ecc. ecc.). Tra gli ospiti ci sarà anche Chris Anderson, direttore di Wired e guru della long tail. L'evento si presenta molto interessante, nei prossimi giorni ne parlerò su www.lastampa.it e forse anche sulla versione cartacea del quotidiano. L'aspetto più affascinante tuttavia non è tanto il meeting in sé, quanto l'idea di seguirlo live nella capitale della Silicon Valley. Nella strada dall'aeroporto di San Francisco all'albergo ho passato la Stanford University (dove sono nate, tra le altre cose, le Creative Commons), Cupertino (quartier generale di Apple), Mountain View (Google), Palo Alto (Hewlett Packard), Sunnyvale (Yahoo). Qui a San José, a due passi dell'albergo, c'è il palazzone di Adobe. Da qualche parte ci dovrebbe essere anche la sede di eBay, oltre a quella della stessa Cisco. Insomma, fa effetto vedere questi luoghi dopo averne scritto e parlato tanto. Anche se, almeno a prima vista, non è che sia un paesaggio esteticamente molto affascinante. Soprattutto agli occhi di un europeo, abituato a un certo tipo di città.
Piccola curiosità: ieri sera ho deciso di sopravvivere al diluvio universale rifugiandomi in un cinema. Un multiplex da due piani e dodici schermi, nel pieno centro di San José. Ho visto Borat, di cui tanto si parla anche sui giornali italiani, nonostante in Italia non arriverà prima di marzo. Beh, il film è davvero bastardo e divertente. Forse in certi casi fin troppo radicale e artificiale nel suo essere politicamente scorretto (sempre meglio della melassa, comunque). Però, nonostante sia ancora al settimo posto nella Top 10 americana, in sala eravamo appena in otto. Al primo spettacolo serale. Stamattina poi, mentre ero su un taxi alla disperata ricerca di un Best Buy dove comprare un adattatore per il notebook, il tassista vede la pubblicità di un film e mi dice: "ma perchè fanno ancora tutti sti cartelloni per un film che esce al cinema? Tanto tra due mesi lo vedremo in dvd". Hollywood non è lontana nello spazio, giusto qualche centinaio di chilometri. Ma si allontana sempre più nel tempo.
Pur consapevole di deludere il tassista, stasera penso di fare il bis, nel megacinema da dodici schermi. Devo decidere tra Casino Royale, The Fountain, il Mel Gibson di Apocalypto e una commedia sentimentale chiamata The Holiday (con Jude Law, Cameron Diaz, Jack Black e Kate Winslet). Quanti spettatori troverò in sala?