giovedì, marzo 31, 2005

2 + 2 = 5 (gli Afterhours e il Papa)

Fresco e notturno reduce da un concerto degli Afterhours.
Una bella esperienza di rock'n'roll, ma non solo. Primo, perchè ho avuto modo di viverla a ridosso della più bella e sconosciuta ragazza della serata (ma queste sono emozioni che tengo per me). Secondo, perchè mi ha confermato la strana natura del sistema di comunicazione contemporaneo, nel quale linguaggi e messaggi diversi si incrociano continuamente, costruendo mondi al tempo stesso immaginari e reali, artistici e materiali. Post-moderni e contaminati, per metterla giù con un paio di stereotipi.
Il fatto è che l'Hiroshima Mon Amour, il locale dove ho assistito al concerto, presenta nelle retrovie, vicino al bar, un televisore sempre fisso su Raisat News 24, sul quale - se ti trovi nelle vicinanze - è praticamente impossibile non gettare un'occhiata saltuaria. Alle undici di questa sera, proprio mentre gli Afterhours entravano nel vivo del concerto, il televisore ha cominciato a trasmettere le immagini del calvario del Papa. Senza audio, ma con eloquenti scritte in bella mostra ("ore drammatiche", "impartita l'estrema unzione", "condizioni gravissime"). Assistendo al concerto da quella posizione, mi sono trovato immerso in una situazione surreale, in cui il rock degli Afterhours (peraltro sempre più ammantato di una epica sacralità laica) ha fatto da colonna sonora alla sofferenza di Giovanni Paolo II°.
E' stata un'esperienza drammatica, molto intensa, anche affascinante nella sua impronta estetica ed emotiva. Una conferma di come ormai viviamo caricati (bombardati?) da un'immensa quantità di input, che ci raggiungono da diverse direzioni, contemporaneamente, rendendo il mondo più colorato, più ricco, più vario, ma anche più ossessivo e complesso da decifrare. Elementi che si aggiungono e incrociano e la cui somma è in grado di creare qualcosa di sempre nuovo e di inaspettato.