mercoledì, settembre 18, 2013

Le fantastiche benevole avventure di Kavalier e Clay



I mash up nascono dove meno te l'aspetti.

Per ragioni del tutto accidentali, a fine agosto ho iniziato - contemporaneamente - la lettura di due romanzi-mammuth, da oltre 800 pagine ciascuno: Le fantastiche avventure di Kavalier e Clay di Michael Chabon e Le benevole di Jonathan Littell. Chabon, perché avevo deciso di aggredire il grattacielo dei libri arretrati - mai letti - partendo dalle fondamenta più massicce. Littell, perché in partenza per Parigi, un po' stufo della Belle Époque, della Generazione Perduta e della Nouvelle Vague, ero alla ricerca di un romanzo francese scritto nel ventunesimo secolo (Littell ha doppia cittadinanza americana-francese e la versione originale di Le benevole, del 2006, è in francese).

Un po' per gioco, un po' per una patologica tendenza all'equilibrio, ho mantenuto un ritmo di lettura regolare: 50 pagine di uno, 50 pagine dell'altro... E così ho visto nascere sotto i miei occhi e nella mia mente una creatura impossibile: un unico mash up letterario di quasi duemila pagine, che si sviluppa in modo incredibilmente naturale, incastrando le vicende dei due romanzi.

Coincidenze e convergenze, dicevo. Kavalier e Clay e Le benevole non condividono solo la dimensione pachidermica (o il palmarès prestigioso: uno ha vinto il Pulitzer, l'altro il Goncourt). Sono entrambi ambientati intorno alla metà del secolo scorso, attorno al nazismo, alla Seconda Guerra Mondiale, alla persecuzione degli ebrei. Il loro percorso è però speculare: da un lato (Le benevole) c'è il punto di vista dell'ufficiale SS, testimone e carnefice, la cui avanzata sul fronte sovietico si trasforma gradualmente in una sorta di Apocalypse Now, risalendo fino alle radici del Male e della Follia; dall'altro (Kavalier e Clay), c'è il viaggio della speranza del giovane ebreo Joe Kavalier, che scappa dalla Praga invasa dai nazisti, trovando una possibilità di vita a New York.

Le due strade si avvolgono, riflettono e intrecciano come lo yin e lo yang. All'inizio, l'arrogante euforia e sicurezza dei tedeschi durante la prima parte dell'Operazione Barbarossa, osservata attraverso gli occhi di Maximilien Aue, fa da contraltare alla rocambolesca fuga di Josef Kavalier, nascosto in una bara, scelto dalla famiglia per riuscire a scampare - almeno lui - al terribile destino verso cui stanno precipitando gli abitanti del ghetto di Praga. Pagina dopo pagina, però, gli orizzonti e le sorti si ribaltano: mentre la campagna nazista si trasforma in una catastrofe, impantanata nelle montagne del Caucaso e nell'inverno/inferno di Stalingrado, l'odissea di Josef assume i contorni di un trionfo quasi hollywoodiano, coloratissimo, tra Salvador Dalì, i grattacieli di New York e il fantastico mondo dei fumetti: Nazi Nightmare vs American Dream, nelle sfumature, negli scenari, nella scrittura.

E' sorprendente la simmetria e la naturalezza con cui ciò avviene. C'è un momento preciso in cui i due romanzi toccano l'apice della loro simbiosi: quando - a poche pagine di distanza - in entrambi viene pronunciata la parola Madagascar (una delle folli "soluzioni" antisemite progettate dai nazisti: spedire tutti gli ebrei nell'isola africana). In realtà non è un termine chiave. E' citato quasi di sfuggita, in mezzo ad altri milioni, sia in Le benevole che in Le fantastiche avventure di Kavalier e Clay. Non conta nulla. Eppure, all'occhio del sottoscritto, quel Madagascar buttato lì, quasi inconsapevolmente, dagli autori/protagonisti è la potentissima prova della magia. Il simbolo definitivo dell'avvenuto contatto, della nascita di una nuova creatura: Le fantastiche benevole avventure di Kavalier e Clay, un'entità meravigliosa mai incontrata prima da essere umano (ho il sospetto e la presunzione che nessuno - in Italia, Francia, Stati Uniti o Madagascar - abbia mai letto questi due libri contemporaneamente).

Come i giochi, anche le magie più belle durano poco. In questo momento sono intorno a pagina 300/350 dei due romanzi (o 650 del mash up). Non so cosa attenderà me, Josef e Maximilien. E' possibile e probabile che nei prossimi capitoli i protagonisti si allontanino, le coincidenze si affievoliscano, i romanzi si stacchino, il Madagascar torni a essere un'isola dell'Oceano Indiano (o un film della Dreamworks). Ma queste prime due settimane di settembre, queste prime centinaia di pagine incrociate, questo imprevedibile incrocio di storie, meritavano di essere fissati almeno sulla cartavelina di un blog. E' orribile ciò che può fare l'uomo, annullando intenzioni ed esistenze altrui (Le benevole è un romanzo di fiction storica, scritto con vividezza documentaria: in certi momenti ti stritola lo stomaco); sono splendidi gli universi che può inventare la mente umana, miscelando invenzioni ed esperienze altrui.