A volte spuntano da luoghi impossibili: un po' come Alberto Tomba da Sestola. O in sport impossibili: come Franco Menichelli nella ginnastica artistica. Una disciplina in cui l'Italia aveva sì dominato la scena, ma solo fino all'exploit delle Olimpiadi di Los Angeles del 1932 (4 ori, 1 argento, 2 bronzi!). Poi, il nulla. Fino a Roma 1960, quando timidi segnali di risveglio arrivarono grazie all'argento di Giovanni Carminucci nelle parallele asimettriche, al bronzo a squadre e al bronzo individuale conquistato nel corpo libero dall'appena diciannovenne Menichelli.
L'Olimpiade della consacrazione del ginnasta romano fu però la successiva: Tokyo 1964. In quell'edizione, la ginnastica è praticamente una faccenda tra due paesi: Giappone e Unione Sovietica. Nelle gare maschili, il Giappone si porta a casa otto medaglie, di cui cinque d'oro. L'Unione Sovietica dieci, quasi tutte d'argento. Solo un paio d'atleti riescono a fare da terzi incomodi. E uno di questi è proprio Menichelli. Medaglia di bronzo nelle parallele, dietro a due giapponesi. Medaglia d'argento negli anelli, dietro a un giapponese. E medaglia d'oro nel corpo libero, davanti a tutti: giapponesi e sovietici.
Il video sopra, con commento francese, ripropone proprio parte dell'esercizio vincente di Menichelli. In uno sport dove conta molto la potenza fisica, quello che colpisce di più è la leggiadria, la bellezza, la purezza dei movimenti. Quattro anni dopo, a Città del Messico, le cose non andarono così bene. Come racconta il sito Storie di Sport, l'atleta azzurro arrivò già dolorante al tendine d'Achille. E durante le qualificazioni al corpo libero, se lo ruppe del tutto, chiudendo virtualmente la carriera. Breve, ma intensa.
150 gol (... e altro ancora)
Un omaggio ai 150 anni dell'Italia, attraverso vittorie sportive, video d'epoca, telecronache originali. Per l'elenco completo dei video, clicca qui.