domenica, gennaio 16, 2011

Le Luci della Centrale Elettrica (Torino, 15/1/2011)


Tutto esaurito ieri sera all'Hiroshima per Le Luci della Centrale Elettrica. In una formazione a quattro, più rock, con batteria e violino, le canzoni prendono una forma diversa che su disco. Più canzoni, appunto. Anche più cantate, meno vascobrondamente urlate. Non riesco a connettermi al 100% con la musica delle Luci. Mi piace molto e non mi pesano nemmeno le tanto criticate somiglianze tra i due album, ma credo sia fatta per parlare a un'altra generazione, un po' più giovane della mia. I venticinquenni universi-precari troveranno di sicuro molte più affinità. Proprio per questo, però, sento una sincera empatia nei confronti di Brondi. Le Luci della Centrale Elettrica fa/fanno parte di quel famoso ricambio di cui si sente sempre bisogno. Io mi godo con gioia lo straordinario ritorno dei Massimo Volume e probabilmente tra un mese sarò di nuovo a sudare sotto il palco dei Marlene Kuntz, ma sono contento di vedere tutte queste braccia alzate e questi cori per qualcosa che non arrivi dagli anni '90. La musica che si ferma e il pubblico che sputa fuori a pieni polmoni la fatidica domanda: "cosa racconteremo ai figli che non avremo di questi cazzo di anni zero?". E' un po' come quando, quindici anni fa, ai concerti dei Marlene si aspettava con ansia il momento di gridare "voglio una figa blu". Altri tempi, altre generazioni, altre preoccupazioni, altre aspirazioni. Ma la scintilla, alla fine, non mi sembra così diversa.